1.2.09

I MESSAGGI DELL'INTIMO

Qui posto quasi l'intero corpus dei messaggi che il mio Maestro interiore mi ha inviato in dormiveglia tra il 2002 e il 2007. Attualmente non ricevo quasi più. Meditateli




I PROCESSI MUTAZIONALI SONO PROCESSI CHE RICHIEDONO TEMPO

TI TROVI ALL'INTERNO DI UN TUNNEL EINSTEIN-ROSEN (questa è grossa!)

STUDIA LA STORIA DI PETROSINO E COMPRENDI

LEGGI KURT VONNEGUT

ARRIVIAMO, BENEDICIAMO E CE NE ANDIAMO

SMETTERAI DI FARE L'UOMO E COMINCERAI A FARE IL DIO

COMPRENDI MONSIEUR VERDOUX

VOI NON SAPETE NULLA DI MAGIA!

L'ATTACCO ALLA FINE AVVERRA' ANCHE CON ANIMALI TIPO GATTI E CANI, CHE CONCENTRERANNO LA LORO FORZA E SI RIBELLERANNO. RICORDA CHE EGLI CONTROLLA TUTTE LE FORME VIVENTI PERCHE' è TUTTE LE FORME VIVENTI

RAGIONA AL CONTRARIO E AVRAI LA SALVEZZA

COLORO CHE ADESSO STANNO FACENDO IL SERVIZIO SONO QUELLI CHE SONO DESTINATI A FARLO FIN DALL'INIZIO DEI TEMPI

STANDO A CONTATTO CON LA NATURA SVILUPPI FACOLTA'

NON DARE MAI CORPO ALLE TUE PAURE

DALLA MORTE MATEMATICA ALLA VITA ETERNA

ESISTONO TRE SPECIE DI UOMINI: I ROZZI UMANI CHE VIVONO NEL GRUPPO SOCIALE; I NOBILI UMANI CHE VIVONO NEL GRUPPO SOCIALE; GLI ELETTI, CHE VIVONO AL DI FUORI DELLA SOCIETA'

I RICORDI SONO FORME-PENSIERO CHE SI ALIMENTANO DA SE STESSI

IL MONDO PREPARATO PER VOI FIN DALL'INIZIO DEI TEMPI

TU SEI LA MIA REGINA

PARTORISCI TE STESSO

IL CORPO DI GESU' ACCETTO IL CORPO DI LUCE DOPO PRATICHE ASCETICHE DURISSIME. GESU' ERA FORMIDABILR, AVEVA LA GENETICA ADATTA. IL CORPO DI LUCE è UNA COSA TALMENTE POTENTE DA POTERTI BRUCIARE VIVO. L'ALCHIMIA SERVE PROPRIO AD ACCETTARE IL CORPO DI LUCE, INNALZANDO IN VIBRAZIONE TUTTE LE CELLULE DEL CORPO

DOTTI E SAPIENTI COLORO CHE VENGONO DA DIO

ROMPERO' IL GUSCIO ED USCIRO'

NOI SERPENTI SIAMO OVIPARI

LA PAURA CREA BLOCCHI VIBRAZIONALI E FORME-PENSIERO DISTRUTTIVE CHE INTACCANO L'EQUILIBRIO PSICO-FISICO

ANTICO CORPO, RITROVA IN QUESTO ANTICO BAGNO LA PURIFICAZIONE

DIO SPESSO COMUNICA ATTRAVERSO I PAZZI

MI STO RISVEGLIANDO DAL MIO SONNO MILLENARIO

HAI SALTATO DIVERSE FASI PER MERITI RAGGIUNTI IN ALTRE VITE

EVVIVA CHI NON RINUNCIA A ME

CARICATEMI E VI CARICHERO'

QUANDO AVRAI IL CARRO, NON FARAI PIU SOGNI NORMALI. SARAI TELETRASPORTATO

FRA NON MOLTO TI SARANNO APERTI I CANCELLI DEL CIELO

QUESTO è L'ULTIMO VIAGGIO

DEVI LAVORARE SULLA PINEALE FOCALIZZANDO L'INTENTO SU DI ESSA

PER ESSERE RE BISOGNA DIVENIRE DIAVOLI ERMETICI

MI GIRO INTORNO E VEDO SOLO FANATISMO, ODIO E SCETTICISMO

EGLI FA CAVALIERE CHI BATTE IL DIAVOLO

DI INFERNO CE NE è UNO SOLO, DI PARADISI PIU D'UNO

UN BUON LIBRO DI ANATOMIA.BISOGNA CONOSCERE BENE IL CORPO UMANO

LA LUCE VIENE CONVOGLIATA DALLO ZED

SPORCO, LURIDO E CENCIOSO. DIVENTA UNO SPLENDIDO RE COME SOLO LUI POTEVA DIVENTARLO

SARANNO LE INFORMAZIONI CHE TI INTERESSANO A TROVARTI E NON IL CONTRARIO

PER RICONQUISTARE CIO CHE è VOSTRO, DOVRETE TORNARE UMILI E COMPASSIONEVOLI

IO SONO IL PIU GRANDE DONO CHE L'UOMO POSSA MAI SOGNARE DI RICEVERE

LEGGI L'INIZIO DEL SILMARILLION

NON SONO L'ARCHITETTURA MA ANCHE LE ARMI DEGLI ANTICHI EGIZI ERANO SUPERIORI:UTILIZZAVANO ARMI SONICHE

IO MANTENGO SEMPRE LE MIE PROMESSE

CHI OSA, VINCE

SONO STANCO DI PASSARE L'ETERNITA' DA UN CORPO ALL'ALTRO, ILLUDENDOMI DI ESSERE QUESTO O QUELLO. NON RINUNCERO' MAI AL MIO REGNO PER UN CAVALLO

LA CREAZIONE MATERIALE è DISPERSIONE. IL CORPO DI OSIRIDE SI FA A PEZZI E SI SPARGE

SIAMO PREDA DELLA NOSTRA STESSA ANIMALITA'

E' COME SE L'UOMO DECIDESSE DI CAMBIARE IL DNA DI UNA STELLA

STUDIA IL LINGUAGGIO MARINARESCO

QUESTA NON è UNA VIA DOVE SI PUO OTTENERE TUTTO E SUBITO. IL NOVIZIATO RICHIEDE IL SUO TEMPO. OCCORRE AVER PAZIENZA

VERO MAGO è COLUI CHE COMANDA E GOVERNA LE FORZE DELl'INVISIBILE

SU QUESTO PIANO è RARO VEDERE RELAZIONI D'AMORE A TRE

LA SINDONE PROVIENE DALLA PALESTINA DEL 1100 (non ha detto che è del 1100, ma proviene dalla Palestina del 1100, suggerendomi che furono i Templari a portarla in Europa)

STAI ATTRAVERSANDO UN PERIODO DI PROBAZIONE

LA MASSA CEREBRALE COMINCIA AD AUMENTARE

DEVI SAPER PLASMARE I TUOI PENSIERI, COME UN CREATORE

DEVI ESSERE ABILE A GIOCARE LA PARTITA SU DUE PIANI

LA TRADIZIONE è LA SCIENZA DEL CONTATTO FRA UOMO E DIO. L'OPERA PIU RAPPRESENTATIVA DELLA TRADIZIONE è QUELLA DI MICHELANGELO (mi mostrò Adamo-Dio che si toccano con l'indice)

NON SI MONDA DAL MALE SOLO CHI SACRIFICA MA ANCHE CHI è SACRIFICATO (coincidono)

PRIMA L'IMMERSIONE IN ACQUA, POI IL CRISMA

STO ADDESTRANDO I MIGLIORI GUERRIERI

INIZIERAI A CANALIZZARE SIA ALL'INTERNO CHE ALL'ESTERNO

MEMORIE ARCHITETTONICHE E FIGURE SACRE. QUESTE COSE RISVEGLIANO LE TUE MEMORIE ANCESTRALI, AGISCONO COME UN DETONATORE

L'ETERNITA' è IMMOBILITA'

LA NUOVA GENETICA PORTA LUCE ANZICHE' TENEBRE

NON è LA MATERIA AD ESSER CATTIVA, MA LA PERCEZIONE CHE L'UOMO HA DI ESSA

I GRANDI ESSERI SPIRITUALI DELLA STORIA SONO TUTTE REINCARNAZIONI DI MELKIZEDEK

FATTI UMILE, LE GLORIE DELLA TERRA NON SONO PER TE

TU SEI STATO PROGRAMMATO PER FARE UN LAVORO, UN LAVORO CHE NORMALMENTE NESSUNO FA

IO SONO COLUI CHE è, CHE è STATO E CHE SARA' PER SEMPRE. LA MIA MORTE è SOLO APPARENTE (riflettere su questa rivelazione)

GLI ESSENI TROVAVANO DIO INESORABILE

DIO SCELSE MOSE' PER LA SUA FORZA

MA COSA è MAI QUESTA NOSTRA VITA?

IL NUOVE SEME SARA' DI FRONTE ALLA CROCE DEL SUD

CELA I TUOI POTERI FINO AL MOMENTO DELLA GRANDE ADUNANZA

IL DENARO PER NOI E' COME IL VINO, TROPPO CI DA ALLA TESTA

SETH è IL DIO DELL'INCONSCIO

DEVI SOLO MANTENERE ENERGIA PER L'INNESCO

SEI STATO UCCISO IN UNA DELLE ULTIME TUE VITE

REINTEGRATE IL CUORE DEI BAMBINI

NON TI FAR VENIRE LE STIGMATE, SII GIOIOSO E CREDI, NON PIANGERE

IL SEGRETO DELLA TRASMUTAZIONE OGGI è IN MANO A POCHISSIMI UOMINI

E IL DNA MUTANTE INIZIO' A PRENDERE IL SOPRAVVENTO SU QUELLO UMANO, LENTAMENTE MA INESORABILMENTE

I KADOSHIM ERANO I SANTI DI ISRAELE, DEVOTI AL SANTO PER ECCELLENZA:MELKIZEDEK

SEI TORNATO E TI SEI MATERIALIZZATO PER UN'IMPORTANTE MISSIONE
IL TUO STRAZIO DERIVA DAL FATTO CHE TU HAI RICORDI ANIMICI CHE ALTRI NON HANNO. LORO SONO SENZA ALI. TU INVECE LE HAI AVUTE, PER CUI RISPONDI A CERTI ARCHETIPI

E IL POPOLO DEI SANTI DIVENNE IL POPOLO DEGLI ERETICI

UN GUERRIERO SPIRITUALE SI CONSIDERA UN MORTO E CON NULLA DA PERDERE

L'APPARENTE INFINITA' DELL'UNIVERSO è LA PROVA DELL'ILLIMITATEZZA DELLA MENTE (immenso-in mens)

C'è UNA MORTE PRELUDIO DI NUOVE MORTI, E C'è UNA MORTE DATRICE DI VITA

TUTTO CIO' CHE è UMANO è OSTILE AL DIO. SOLO LA SOTTOMISSIONE PUO RENDERLI AMICI

DIO SI SPECCHIA IN TUTTI GLI UOMINI

TU SEI IL TERMINALE DI UNA SERIE DI VITE E DI ESSERI CHE HANNO LAVORATO PER QUESTO MOMENTO. NON LI PUOI DELUDEre

SARA' DISTRUZIONE TOTALE, DENTRO E FUORI

LEGGI GESUALDO BUFALINO

IO SONO PURA FORZA OMNI-PERVASIVA

HANNO RIDOTTO QUESTO PIANETA AD UN MONDEZZAIO

CHI SI CONFORMERA' AL NUOVO LOGOS, SOPRAVVIVERA'

A NESSUNO è PERMESSO DI PORTAR VIA IL MIO PRANA!

ABRAMO VIENE DALLA MILLENARIA FIGURA DI BRAHAMA

MOLTISSIMI ESSERI NON AVRANNO POSTO NELLA NUOVA CREAZIONE

NON CERCATE DI CONTROLLARE LA VOSTRA VITA, LASCIATELA ANDARE. SMETTETE DI VOLER FARE I PILOTI. LASCIATE FARE A ME (è incredibile, questo messaggio mi giunse molto prima di una scena di Fight Club in cui Dureden dice le stesse cose)

NON è PIU LA VOSTRA CREAZIONE...E' LA LORO CREAZIONE

MODIFICA TE STESSO IN UNA FIAMMA INESTINGUIBILE

GUARDA "LE REGOLE DELLA CASA DEL SIDRO"

SARA' LA PIU GRANDE BATTAGLIA CHE VOI MAI ABBIATE COMBATTUTO E ANCHE L'ULTIMA. E SARA' ALLORA CHE VI RIPRENDERETE IL REGNO

I SOGNI SONO UNA TRASMISSIONE PROVENIENTE DAL NON TEMPO

DIO E' ATTRATTO DA COLORO CHE SONO ATTRATTI DA LUI. EGLI è INCURIOSITO E INTERAGISCE CON COLORO CHE FANNO ALTRETTANTO CON LUI

LE NOZZE DI FIGARO: IL PIU GRANDE MANIFESTO MASSONICO IN FORMA D'OPERA MAI SCRITTO DA MANO D'UOMO (mi sarei aspettato il Flauto Magico!)

LEGGI LA LANCIA DEL DESTINO DI TREVOR RAVENSCROFT

NESSUNO IMMAGINO' COME FINISCONO SEMPRE I MALVAGI

L'ALCHIMIA EQUIVALE AD UN CARICAMENTO DATI DAL COMPUTER (segnalo che il cerchio di caricamento sui PC è un uroburo o una barra orizzontale)

E ALLA FINE L'AMORE CHE RICEVI E' SEMPRE PARI ALL'AMORE CHE DAUI

HAI UNA MISSIONE NEL MONDO REALE...è DA LI CHE TIRANO LE FILA DI QUESTO SPETTACOLO

LA TUA SOLITUDINE è LA MIA FORZA

RICOSTITUITE L'ESERCITO DEI SENZA-NOME!

LA BESTIA AMA GLI ECCESSI

LE VERE CONOSCENZE NON DERIVANO DA ALVUN INSEGNAMENTO UMANO

LA RELIGIONE è UNA LEGGE, LA VIA è UN'ALTRA COSA

OM è LA VIBRAZIONE PRIMORDIALE CON CUI DIO CREO' TUTTI GLI ESSERI

DOVRETE SCONFIGGERE I COLONIZZATORI DELL'UNIVERSO

GLI ARCONTI SONO OTTUSI...CONOSCONO SOLO IL FURTO ENERGETICO

MAGIA EMPIA TRASFORMATA IN TEMPIO

DIVIENI FIGLIO DI TE STESSO

ANCORA OGGI I BAMBINI VENGONO SACRIFICATI ALLE POTENZE, UN'USANZA ORRIBILE

CHIAMASI DESERTO UNA SIRTUAZIONE DEL'ANIMA ATTA A PRODURRE NEL CANDIDATO UN DIVERSO ATTEGGIAMENTO NEI CONFRONTI DELLA DIVINITA'

DIO CONSEGNO' IL PIANETA AGLI ARCONTI, AFFINCHE L'UOMO SI POTESSE DARE POSSIBILITA' DI PENTIMENTO E CONVERSIONE

NON ESISTE ALCUNA MITICA AGARTHA...E' TUTTO DENTRO DI VOI

PER COMPRENDERE L'ALCHIMIA, STUDIA LA GENESI DELLE STELLE

QUESTO MONDO è IN MANO AGLI ARCONTI. CONTROLLANO TUTTI I GANGLI VITALI DELL'ECONOMIA

DI QUESTO SI TRATTA, DI UN SACRIFICIO CHIMICO-BIOLOGICO

GIOVANNI ERA BATTICRISTO

FARAONE HA CESSATO DI ESSERE SIMBOLO DELL'UOMO PERFETTO, E HA INIZIATO A SIMBOLEGGIARE L'ORGOGLIO DAI TEMPI DI MOSE' DA QUANDO CIOE' L'EGITTO DIVENNE DOMINIO DELLE FORZE DEL MALE

GLI ANGELI CADUTI SONO TUTTI I MERCANTI DELLA TERRA

I ROMANI SPARSERO LA VOCE CHE I BARBARI D'OLTREMARE GLI CAVASSERO GLI OCCHI. NATURALMENTE ERA UNA DIFFAMAZIONE

LA MATERIA STA COLLASSANDO SU SE STESSA

IL GRANDE PRINCIPIO PRIMORDIALE, TRA LE RELIGIONI UFFICIALI, ACCETTA SOLO IL BUDDHISMO

LA LORO VITTORIA SARA' LA NOSTRA VITTORIA

QUESTA è LA VITA DI CHI CERCA E DI CHI VUOLE

QUANDO PARLI CON UNA DONNA, ASCOLTALA PER UN'ORA E POI TRAINE LE CONCLUSIONI

IL SERPENTE DI GENESI SIMBOLEGGIA I PADRONI DELLA MENTE

CHE NESSUNO OSI PARLAR MALE DI MELKIZEDEK. NON GLI SARA' PERDONATO NE' IN CIELO NE' IN TERRA

LA MIA è QUELLA VOCE DI DONNA CHE SI SENTE DA CHE MONDO è MONDO

SIAMO VENUTI QUI PER VENDICARE TUTTI GLI AFFRONTI SUBITI DAI FIGLI DELLA LUCE

PIU ODIERAI IL MONDO, PIU IO TI AMERO'

CAVALCHEREMO INSIEME, ANCORA UNA VOLTA (mi ricorda il sigillo dei Templarii)

ABBANDONA LA TUA FORMA ALLA CROCE DEGLI ELEMENTI

NAPOLEONE FU PUNITO PER IL SUO ORGOGLIO

DEVI SCARICARE NON VERSO LA TERRA MA VERSO IL CIELO. QUESTO è IL SEGRETO

MOSE DICEVA DI AVERE IN MANO IDEE SECOLARI

TU NON SAI ANCORA MANGIARE DIRETTAMENTE DAL SOLE (cavolo, come Superman, che si ricarica col sole)
VENNE PER TUTTI GLI UOMINI E FU TRADITO DA TUTTI GLI UOMINI

PREGHERANNO DIO; MA DIO NON LI ASCOLTERA'

DEVI SEMINARE IL BUON PENSIERO NELLA TUA TERRA

SE DIVIENI PADRONE DEL SOGNO, DIVIENI PADRONE DELLA REALTA'. CIO CHE è DENTRO è ANCHE FUORI

LA SCIENZA NON SERVE MA ASSERVE L'UMANITA'

QUESTO PIANETA è COME UN'ENORME NAVE NEGRIERA

LA STRADA FACILE, NON LA IMBOCCARE MAI

LEGGI LO SPACCIO DELLA BESTIA TRIONFANTE

QUELLI CHE ADESSO GHIGNANO, FRA NON MOLTO PIANGERANNO

FURONO CACCIATI DALL'EDEN PERCHE OSARONO PROFFERIRE PAROLE D'ORGOGLIO

FORSE SARAI PAZZO MA SARAI PURE INCINTO

SIETE PRONTI E DISPOSTI AD AFFRONTARE ORDE DI DEMONI?

TUTTAVIA NESSUNA FINE DEL MONDO...QUESTO INFERNO è ETERNO

L'INIZIAZIONE PREVEDE UNA PERSONA CHE ABBIA ESPERIENZA DEI MECCANISMI DELL'ASTRALE

GESU', NELLA SUA ERA, FARA CONTINUE APPARIZIONI

E GLI ANGELI DIVENTANO VENERI PIUMATE

PER ANDARE NELL'OTTAVA SUPERIORE DEVI BATTERE I CUSTODI DI QUEST'OTTAVA

FOSTE VOI AD IDEARE QUESTA RELIGIONE CRISTIANA 2000 ANNI FA

IL LOGOS EBBE DUE FIGLI

ESPIARE, POI VOLARE

IO NON HO PROGRAMMI, SONO IL PROGRAMMA!

BUSH E SADDAM SONO D'ACCORDO (messaggio di anni fa)

DEVI INVOCARE L'ALTISSIMO AFFINCHE CRISTO TI POSSA ISTRUIRE

CHI LO SEGUIRA', LO SEGUIRA' ANCHE NELL'ACQUARIO

BANCHE, INDUSTRIE, POLITICI, SONO COME CAVALLETTE. FAGOCITANO TUTTO, DISTRUGGONO TUTTO

SALOMONE AVEVA TROPPE DONNE

GIUSTIZIA DISTRIBUTIVA: A CIASCUNO SECONDO LE SUE OPERE

IL MIGLIOR MESSIA è QUELLO CHE NON SI VEDE

I MEDICI SONO FRA I PEGGIORI. PRESCRIVONO FARMACI CHE DISTRUGGONO LA CHIMICA. SONO SPESSO MASSONI. SONO BIGOTTI SCIENTISTI

L'UNIVERSO è UN CORPO DI DONNA

DEVI INVOCARE LE 12 QUALITA' DELL'ANIMA

SATANA NON HA UNA FISSA DIMORA

QUELLI CHE SI GONFIANO POSSONO ESSERE MASSONI, MA NON SONO SANTI. SOTTO QUESTO ASPETTo LA RELIGIONE MUSULMANA INSEGNA QUALCOSA (la sottomissione,nota mia)

SE VUOI AVERE TUTTO DALLO SPIRITO, DAGLI TUTTO

Una puntualizzazione sull'Ottava Sfera

Alcuni mi hanno scritto citandomi affermazioni della Società Teosofica secondo cui Sinnett, che accennò alla Sfera della Distruzione Completa, aveva divulgato un falso insegnamento perchè iniziato ai gradi più bassi dell'Ordine. Ciò non corrosponde a verità. Occorre essere precisi sul punto. Le critiche a Sinnett sul tema specifico dell'Ottava Sfera erano dovuto non alla questione della divulgazione di un falso problema o di una divulgazione erronea del problema stesso, ma proprio al fatto che Sinnett aveva tradito un segreto iniziatico proprio della Società Teosofica. Il fatto che Steiner ne parli è la prova che questo era un segreto teosofico, giacchè Steiner era un teosofo prima di distaccarsi e creare il movimento antroposofico...

31.1.09

GIOVANNI BATTISTA E GESU'. DUE NOMI PER UN SOLO RE

Ripubblico qui un mio vecchio articolo. Era l'espressione della mia personale teoria che Giovanni Battista e Gesù fossero la stessa persona.


Tu sei il precursore di tè stesso; il tuo tempio sarà la dimora del tuo Io gigante
Kahlil Gibran.

Giovanni disse a Gesù: “Che tu sia il benvenuto. Adesso io posso andarmene. Il giorno di YHWH è in cammino, arriva. Sono io che ho visto per primo, ho lanciato un appello, ho afferrato l’ascia di Dio e l’ho appoggiata ai piedi del mondo. Chiamavo, chiamavo, era te che chiamavo: sei arrivato e io me ne vado, il mio compito termina qui. Prendi il mio posto”. Così lo scrittore Nikos Kazantzakis descrive, in L’Ultima Tentazione di Cristo, il passaggio di testimone tra Giovanni Battista e Gesù. Questo passo cela uno dei segreti meglio conservati dagli antichi ordini iniziatici, l’identificazione di Gesù il Cristo (l’Unto) con Giovanni il Battista. Due figure che, sebbene distinte nella Bibbia, potrebbero, invece, essere la medesima persona. La corrispondenza tra Giovanni e Gesù farà meglio capire, a molti, taluni meccanismi iniziatici tuttora oscuri. Il primo sospetto che ci ha condotto a far coincidere queste due figure nacque affrontando le motivazioni per cui apparentemente, per alcuni ordini iniziatici, la figura di Giovanni Battista sembrava oscurare quella di Gesù. A titolo di esempio, riportiamo un brano tratto da La Rivelazione dei Templari di Picknett e Prince, che al riguardo di questa “strana coppia” scrivevano: “Questo santo, il presunto precursore di Gesù, che disse al mondo di guardare “l’agnello di Dio” cui egli non era degno di allacciare i sandali, fu estremamente importante per Leonardo, a giudicare dalla sua onnipresenza nelle opere dell’artista […] Giovanni domina la vita di Leonardo: per esempio, la città di Firenze è dedicata a quel santo, come lo è la cattedrale di Torino in cui è conservata la Sindone. Il suo ultimo dipinto, che con La Gioconda era presente nella sua camera mentre si avvicinava l’ora della morte, raffigurava Giovanni Battista, e anche la sua unica scultura rimasta raffigura questo santo. Quel dito indice eretto, che noi definiamo il “Gesto di Giovanni”, si ritrova nella Scuola di Atene di Raffaello […]. Questo ci ha sconcertato, spingendoci a ulteriori ricerche per capire se l’ossessione di Leonardo a proposito del personaggio di Giovanni Battista potesse avere un significato più profondo. Il Gran Maestro del Priorato di Sion (carica rivestita da Leonardo secondo le ricerche di Baigent, Leigh e Lincoln pubblicate ne Il Santo Graal, N.d.R.) si dice venga chiamato nell’organizzazione “Nautonnier”, ma prende anche il nome di “Giovanni” oppure, se donna, di “Giovanna”. Per esempio, Leonardo appare nell’elenco come Giovanni IX. In terrasanta, Goffredo di Buglione aveva conosciuto un’organizzazione chiamata “Chiesa di Giovanni” e, in seguito, aveva formulato un grande progetto. Egli mise la sua spada al servizio della Chiesa di Giovanni, quell’organizzazione esoterica e iniziatica che rappresentava la Tradizione e basava la sua supremazia sullo spirito. Da questo grande progetto deriverebbero sia il Priorato di Sion, sia l’Ordine dei Templari. Ma è possibile che il Priorato valutasse la figura di Gesù come inferiore a quella di Giovanni? Perché si parla di Tradizione Giovannita? Perché l’interesse ossessivo di Leonardo per questo personaggio? Perché i Gran Maestri assumono il nome di Giovanni?”. Picknett e Prince non sapevano (e non sanno), che questa occulta “Tradizione Joannita”, in realtà, non è altro che la Tradizione di Melkitzedeq, legata all’Ordine e al Sacerdozio che porta il suo nome . I tre studiosi ignorano che Giovanni non portava questo nome per caso, tanto più che egli ricevette le chiavi del Sacerdozio Eterno dai Sacerdoti Melkiti Esseni. Egli, cioè, doveva divenire lo “Joannes”, il “Nasi ah-eddah”, il Messia della Comunità dei Fratelli della Luce. Non solo nell’ambito del Priorato di Sion i Gran Maestri divenivano i “Giovanni”, ma da sempre il Gran Maestro di una Scuola o di un Ordine, incarnando Oannes, colui che unisce Cielo e Terra, diviene il Giovanni o Prete Gianni. È un nomen mysticum talmente importante che appare come il più frequente tra i pontefici: ben 25 volte. In effetti, secondo la Tradizione occidentale, il Pontefice Supremo è Melqitzedeq, la cui figura si lega ai più antichi miti sumero-babilonesi, in cui veniva chiamato Oannes. A Sumer, l’Oannes era un saggio, o guida, di un gruppo di sacerdoti. A Micene, il Maestro-Fabbro, Capo della Corporazione dei fabbri-alchimisti, riceveva il titolo di wanax ossia “re”, che soltanto molto tempo dopo divenne basileus. Anax in greco significava esattamente “re, signore, capo”, e il suo plurale, anakes, è confluito nell’immagine dei Dioscuri (Castore e Polluce). Come vedremo più avanti, la storia mitica di Castore e Polluce si ripropone, con varianti, anche nella storia di Giovanni e Cristo, l’uno mortale, l’altro immortale. Ci viene in mente anche la famosa coppia sumera, rappresentata da Gilgamesh il divino, (unione di gilga, “eroe” e mesh, “messia”) ed Enkidu, l’eroe mortale che si sacrifica per l’amico. Il nome Joannes lo si ritrova anche nell’antico Egitto, come riportato nel Libro dei Morti, dove gli Jaani cinocefali erano gli spiriti serventi di Toth.

Giovanni e i Mandei
Circa la commistione tra la figure di Gesù e Giovanni quale unico “Maestro di Giustizia”, si espresse profeticamente Geremia: “Ecco, verranno giorni nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto, che regnerà da vero Re e sarà saggio, ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra […]. Questo sarà il nome con cui lo chiameranno: Signore di Giustizia” (Geremia 23,5). Signore di Giustizia o Re di Giustizia è proprio il significato di Joannes/Melkitzedeq (da melk-Re e zadiq-Giustizia). Ma chi era veramente Giovanni? Sarebbe interessante, in primo luogo, vedere cosa ci è stato tramandato dalla setta dei Mandei. Definiti “Cristiani di San Giovanni” o “Cristiani Giovanniti” (Mendayye Yahya o Seguaci di Giovanni), vivono tuttora nell’odierno Iraq meridionale e nell’Iran sudoccidentale e hanno strette affinità con i Nazira, di cui si parla nella Bibbia, in Numeri 6:1. Questo elemento è di profondo interesse poiché Gesù era il Nazira per eccellenza. Nonostante questo, i Mandei adorano la figura di Giovanni Battista e non certo quella di Gesù. C’è da chiedersi il perché, vista l’imponenza della figura di Gesù. Forse per i Mandei Yeoshua non è mai esistito? È da considerarsi una figura simbolica? I Mandei oggi sono rinomati lavoratori dei metalli, in particolare l’oro. La lavorazione dei metalli è un’attività molto praticata dagli iniziati alchimisti, i quali lavorano contemporaneamente anche, e soprattutto, i loro metalli interiori, motivo per cui da tempi immemori vengono chiamati Fabbri o Wanax. Il termine Wanax, come detto, rimanda palesemente a Oannes, l’archetipo dei sacri fabbri/alchimisti (chiamati così in riferimento alla lavorazione dei “metalli interiori”). I Mandei parlano una lingua derivata dall’aramaico, la stessa lingua di Gesù e dei suoi discepoli. Il loro credo è prettamente gnostico, a tal punto che oggi la loro è la sola religione gnostica sopravvissuta nel mondo. Essi considerano il Battista come uno dei più importanti leader della loro setta, ma dichiarano anche di esistere da molto tempo prima di lui. È molto probabile che, provenendo dalla Palestina, che dicono di aver abbandonato nel I secolo, siano una diretta emanazione dei Nazira. Potrebbero aver avuto contatti con gli Esseni, se non essere considerati a loro volta come gli ultimi Esseni. Sta di fatto che considerano Giovanni come una grande autorità mandea dei suoi tempi, presentato come Guaritore (Terapeuta), Buon Pastore e Pescatore di anime, titoli attribuito anche a Gesù. Una delle caratteristiche peculiari del loro culto iniziatico è certamente il Battesimo in acqua, che, come risaputo, il Battista praticava nel Giordano. Tale rito consiste nell’introduzione in acqua di fiume dell’adepto che cerca la purificazione. Egli riceve così l’imposizione sulla testa da parte di un sacerdote battezzatore.

La pelle dell’animale
Il biblista C.H. Dodds sosteneva che i Nazirei erano la setta a cui apparteneva Giovanni Battista o, più correttamente, la setta da lui guidata. Gesù, invece, veniva indicato come Nazira perché era stato un discepolo di Giovanni. Perché, quindi, questa venerazione per la figura di Giovanni, dato che negli stessi Vangeli, compresi gli apocrifi, la figura assiale risulta sempre Gesù? Il motivo risiede nel fatto che i due erano (o dovrebbero essere stati) la medesima persona. I punti a favore di questa tesi sono molteplici, e conviene esaminarli in sequenza. Ma, prima di farlo, è necessaria una precisazione: ritengo che Giovanni e gli Esseni, nel loro dualismo gnostico, fossero molto legati alla mistica Zoroastriana che, come è noto, contrapponeva la Luce (Ahura Mazda) alle Tenebre (Aryman). Che Giovanni fosse lo Zoroastro degli Esseni (il Gran Maestro Mago) può essere dimostrato dalla radice etimologica del termine “Zoroastro”, che nell’antica lingua iranica sta per zara (giallo) e hustra (cammello), cioè “colui dal giallo, o vecchio, cammello”. Ebbene, Matteo descrive Battista vestito di pelle di cammello (Matteo 3,4). Una reminiscenza dei culti astrali zoroastriani? È più che probabile, dato che gli antichi sacerdoti, un po’ ovunque, usavano indossare pelli di animali a testimonianza del dominio sulla natura animale e ferina dell’uomo e, quindi, della padronanza e del controllo di sé e dei propri istinti materiali. Nei misteri mitraici, il Maestro indossava una pelle di leone. In quelli Egizi, il sacerdote indossava una pelle di leopardo. La pelle di animale è sempre stato un simbolo di “transizione” e “rinascita”: il controllo e la vittoria sulla bestia interiore. In Egitto, terra madre di tutte le iniziazioni, la rinascita o reintegrazione avveniva con il rito del tekenu. Una prova della continuità di questa tradizione, dall’Egitto all’ebraismo, sta nel termine usato dai qabbalisti ebraici per indicare questa restaurazione, ovvero tiqqun, molto simile a tekenu. Del tiqqun parlò mirabilmente il qabbalista Isaac Luria. Egli lo descriveva come un processo di restaurazione macrocosmico relativo alle particelle di luce disperse nella materia. Il tekenu egizio riguardava il microcosmo (uomo) e, segretamente, il processo alchemico di solve et coagula, cioè di raccolta della luce nell’uomo e della conseguente restaurazione dell’ “Uomo di Luce”. Il rito egizio consisteva nel “passaggio attraverso la pelle” di un animale sgozzato, simbolo della rinascita a nuova vita (fine della nigredo e taglio della testa dell’Ego). A quel punto, l’iniziato si vestiva di quella pelle, prendendo la posizione del feto, chiamandosi Tekenu e si coricava sotto la pelle di trasformazione (Meshka), uscendone come un rinato dalla matrice universale. La pelle, come involucro, era detta ut, da cui “utero”, poiché si trattava di un simbolico regressus ad uterum. Ecco come recita il Libro dei Morti egizio: “Ecco, il tekenu sdraiato sotto di essa [la pelle] nella terra di trasformazione”. Nel Sarcofago del Cairo, catalogato con il numero 28033, è riportato che l’iniziato recitasse tali parole: “Io sono coricato nella pelle kenmet”. Il rito del passaggio attraverso la pelle fu poi modificato nella XIX dinastia, ma la pelle animale continuò a rappresentare il raggiunto dominio sulla propria natura terrena e la raggiunta “divinizzazione” del corpo. Non è casuale, quindi, che il Gran Sacerdote Giovanni Battista indossasse una pelle di cammello, in quanto animale analogo al cavallo e rappresentazione dei quattro elementi e degli istinti materiali. Occorre ricordare che Giovanni è noto come il Predicatore del Deserto, un iniziato alla “Via del Deserto”, e il cammello è chiamato proprio “la nave del deserto”.

Giovanni, il Principe
Finora abbiamo trattato dell’importanza, nelle antiche culture iniziatiche, della carica del Giovanni-Oannes. Su quali basi, però, possiamo confermare la stretta identificazione di Gesù con Giovanni? Nuove interpretazioni, anche in ambito canonico, iniziano ad associare Gesù agli Esseni. Sebbene non esistano prove documentarie a favore di questa tesi, Gesù aveva realizzato la profezia dell’arrivo del nasi, il Re Sacerdote o Maestro di Giustizia (zadoq) degli Esseni, rivestendone pertanto la carica. Dagli scritti qumranici veniamo a conoscenza del fatto che il nasi, il Messia esseno, veniva chiamato anche “Stirpe di David” e “Stella”, e Gesù nella Bibbia è chiamato proprio “Stirpe di David” e “Stella Brillante” (Apocalisse 22,16). Inoltre, è noto l’episodio della poderosa contestazione che Gesù attuò nel tempio, riferendosi ai sacerdoti di Gerusalemme quali “mercanti di anime”, ed è risaputo che gli Esseni si rifugiarono a Qumran in quanto deploravano la comunità di sacerdoti leviti di Gerusalemme, ritenendola corrotta. Lo stesso Paolo, nelle Lettere agli Ebrei, pone apertamente il Sacerdozio di Melkitzedeq (quello Esseno) in posizione superiore rispetto a quello levitico (Ebrei 7,11). Questi esempi (ma ve ne sono numerosi), dovrebbero bastare a confermare la relazione tra Gesù e il Nasi degli Esseni. Da loro egli fu istruito e preparato, dai 12 ai 30 anni, per divenire il campione dei “pesci”. I sacerdoti Esseni, come avveniva a Eliopoli, in Egitto, avevano il ruolo istituzionale di preparare i futuri sovrani, i Re-Sacerdoti e Maestri di Giustizia del ramo di Jesse, cui Gesù apparteneva. Gli Esseni, nei loro scritti, parlano però solo del “nasi, il Principe Messianico”, che dovrà un giorno guidare le forze della Luce alla vittoria finale contro le Tenebre. Nasi, come detto precedentemente, è un termine che significa letteralmente Oannes, il Re Pescatore, il Portatore di Conoscenza. Peraltro, Oannes sta per Joannes, cosicché Gesù era l’Oannes-nasi della comunità essena, lo zadoq Oannita, il Giovanni o Prete Gianni, un re del Graal di stirpe davidica, nonché “sacerdote in Eterno alla maniera di Melkitzedeq” (Ebrei 7,17), avendo realizzato il Cristo in sé. Gesù doveva essere un nome puramente iniziatico-cabalistico. Nei Misteri è d’obbligo che l’adepto cambi il nome durante la sua evoluzione spirituale, a suggello della trasmutazione della sua coscienza e della nascita dell’uomo nuovo. Questo rito è rintracciabile anche nella Bibbia, con Simone, figlio di Giovanni, che Gesù chiamerà Cefa o Pietro (Giovanni 1,42), e con Saul, poi Paolo di Tarso. Il nuovo nome è definito nomen mysticum, ed è una costante tra gli iniziati. Questo è il vero e profondo motivo per cui si parla del “nome d’arte”, ove per arte si intende Arte Reale o Grande Opera Alchemica. Portare il nome iniziatico equivale a dire: “Io è un altro”. Ottenere il nome, essere nominato, significa “venire all’esistenza”. Del Nome Eterno si parla in diversi testi sacri: “Darò loro un nome eterno che non sarà mai cancellato” (Isaia 56,5), oppure: “Per questo Dio ha esaltato Gesù e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome” (Filippesi 2,9), e ancora: “Questo nome non si trova tra i vocaboli, né il suo nome compare tra gli appellativi. Esso è invisibile. Egli ha dato un nome a se stesso […]. Quale nome può essere dato a colui che non esiste? Invece, chi esiste, esiste pure il suo nome e conosce se stesso. Quando, dunque, gli piacque che il suo Figlio Diletto divenisse il suo nome, Egli gli diede il suo nome” (Vangelo di Verità 37-38)

Colui che viene prima
Anche la Qabala ci fornisce indizio che Gesù era Giovanni, proprio attraverso l’analisi del nome. Gesù nasce quale Giovanni-YHWH e rinasce iniziaticamente come Gesù-YHSWH dopo il battesimo nel Giordano. Che Giovanni sia figura critica è dimostrato dal fatto che i quattro Vangeli si aprano sempre con lui e lo menzionino come il precursore di Cristo: “E venne un uomo mandato da Dio, il suo nome era Giovanni” (Giovanni 1,6). “Tra i nati da donna non è sorto uno più grande di Giovanni Battista” (Matteo 11,11). Il Battista nei vangeli dice: “Verrà uno dopo di me al quale non son degno di sciogliere il legaccio del sandalo” (Giovanni 1,26). Giovanni 1,30 è ancor più esplicito: “Ecco colui del quale io dissi “Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me. Io non lo conoscevo, ma dopo il battesimo, quando lo spirito si è posato su di Lui, ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio”. L’espressione “passare avanti” è tipicamente iniziatica, la si ritrova anche in Esodo 33, dove YHWH “passa avanti” a Mosé, che gli chiede di mostrargli tutta la sua Gloria: “Farò passare davanti a te tutto il mio splendore e proclamerò il mio nome […] ma non potrai vedere il mio volto […] vedrai solo le mie spalle”. Ciò significa che Mosé non era pronto per la piena e totale rivelazione a sè stesso, solo Gesù era destinato a realizzare lo stato cristico, inaugurando una nuova era. Tutti coloro che negli ultimi anni hanno evidenziato un rapporto conflittuale tra Gesù e Giovanni, evidentemente privi di cultura iniziatica, non hanno compreso che, quando un iniziato si battezza nella Fonte, inizia a realizzare il Cristo in lui. Nella fattispecie, Giovanni-Yahwé, il Vecchio Uomo, diventa Gesù-Yashwé, il Nuovo Uomo, il Cristo. Il Figlio diventa il Padre e il Padre il Figlio. Questo è il senso di “dopo di me viene un uomo” e “mi è passato avanti, perché era prima di me”. Cristo rappresenta lo Spirito Divino in Giovanni (come per ogni uomo), cosicché è preesistente all’uomo-Giovanni. Ma è detto che “viene dopo” poiché l’uomo Giovanni deve realizzarlo, deve concepirlo in sé e lasciargli il posto una volta completata l’opera iniziatica. Il vero Figlio di Dio, di cui Giovanni parla, non è lo stesso Giovanni, ma il Cristo interiore, lo Spirito Divino, per la cui nascita l’iniziato deve lavorare, sacrificando se stesso con la morte iniziatica sulla croce della materia, simboleggiata dall’alchemico taglio della testa del Battista, che doveva morire in vita e lasciare il posto alla sua Coscienza Superiore. Questi è il Figlio dell’Uomo che dovrà, con il sacrificio, perdere la natura mortale, esaltando nella natura umana la coscienza del divino. Un antico detto latino recita: ubi maior, minor cessat, cioè, “quando appare il maggiore, il minore cessa di esistere”. Perfino Paolo ha trattato questo tema fondamentale in più occasioni: “Dovete deporre l’uomo vecchio con la condotta di prima, l’uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici, e dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente, e rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità” (Efesini 4,22). Cristo è noto agli iniziati come l’Adam Kadmon, l’uomo primordiale, l’essere perfetto. I Sufi identificavano nel kadmon (qdm o kdm) l’eterno, l’antico, “colui che viene prima e dopo”. Anche nel Vangelo apocrifo di Tommaso è presente lo stesso concetto: “[…] vedrete immagini vostre che sono venute in essere prima di voi, che non muoiono e che non sono rese manifeste […]”. Questo discorso è coerente con la “staffetta” Giovanni-Gesù. In Atti degli Apostoli 13,25 si conferma quanto detto: “Diceva Giovanni sul finire della missione: “Io non sono ciò che voi pensiate che io sia”. Ciò equivale a dire: “Giovanni è solo la mia identità apparente, Cristo è quella reale e spirituale che dovrà sbocciare”. Senso perfettamente applicabile alle parole presenti in Giovanni 1,20: “Io non sono il Messia; il Messia deve ancora venire”, e di Giovanni 3,28: “Non sono Io il Cristo, ma sono stato mandato innanzi a lui. Egli deve crescere ed io diminuire”. Il Battista non aveva probabilmente ancora realizzato Cristo dentro di sé, ma per farlo doveva “divorare” la propria componente umana, per far emergere quella divina. In tal senso l’uomo Giovanni diminuisce e il Dio-Cristo interiore aumenta. La stessa data di morte del Battista, il 29 della nostra era, è la medesima in cui Gesù inizia la sua missione. Sembra proprio che dietro la storia biblica, narrata in forma volontariamente confusa, si celi un simbolismo che riunifica in Uno le due personalità. Pochissimi avranno fatto caso al significato nascosto dell’esclamazione: “verrà dopo di me Uno”. L’Uno che viene dopo Giovanni, che lo sostituirà, è proprio l’Essere Uno o Unitario (e trino), l’Unigenito Figlio di Dio che, fate bene attenzione, non significa “Unico Figlio” bensì “Fatto Uno”, cioè Unificato e non più doppio, come ogni altro essere umano, in sostanza è l’Uomo Perfetto, il Figlio dell’Uomo, quello in cui le due nature maschio-femmina si sono unificate. Sembra che qui venga riproposto il mito greco dei Dioscuri, ove Castore è come Giovanni e Polluce, l’immortale è come il Cristo.

Se tutta una serie di indizi simbolici, codificati negli scritti sacri, suggerisce che Giovanni e Gesù fossero la stessa persona, esistono tracce più evidenti nelle religioni e nei documenti successivi all’epoca in cui si svolsero i fatti in questione, che possono fornirci conferme? Non è solo nei Vangeli che tali indizi sono presenti. Il Cristianesimo originario si divise in diverse correnti e quella cattolica fu solo una di queste. È tra i Catari della Linguadoca, cristiani legati a un culto più vicino alle origini, che troviamo, non a caso, interessanti legami con la nostra ipotesi. I Catari in alcuni loro resoconti ci hanno lasciato tracce della vera identità di Gesù: Giovanni. In un testo cataro della regione di Foix, si narra che Dio chiede agli spiriti celesti chi avrebbe voluto essere suo figlio: “. Uno degli spiriti presenti che si chiamava Giovanni allora si alzò e disse che voleva esser lui il Figlio del Padre”. Che il nome del Messia fosse Giovanni si rileva anche nell’esposizione, da parte del cronista Guglielmo di Puylaurens, nel dibattito che a Verfeil, nel 1207, oppose al vescovo d’Osma e a San Domenico due predicatori catari. Il cronista ci informa: “Si capitò su quello che il Signore dice in San Giovanni 3.1: “Nessuno è salito al cielo…”. Il Vescovo d’Osma chiese che senso loro dessero a questo testo. Uno di loro rispose che Giovanni, che parlava, si definiva come “il Figlio dell’Uomo che è nei cieli”. Il cataro Belibasta, l’ultimo dei giustiziati dall’Inquisizione, diceva: “Non c’è che il Padre celeste che sia Dio. Il figlio di Dio, cioè Cristo, non è Dio per natura, ma è un angelo, un messaggero, poiché prima di venire in questo mondo si chiamava Giovanni”. Gli stessi Albigesi sostenevano che il Messia aveva un nome diverso da Gesù e che tale nome era Giovanni, fatto condiviso dai Catari Fiorentini. Nei loro scritti si legge: “Dictum Johannem missum a Deo lucis” cioè: “Detto Giovanni fu mandato da Dio sotto forma di luce”. I Catari conoscevano, ovviamente, molto bene l’Antica Tradizione del grande Oannes. Anche i cristiani copti dei primi secoli dopo Cristo, coloro che gravitavano nell’orbita di Alessandria d’Egitto, identificavano in Giovanni Battista il Dio caldeo Oannes (Joannes), associato, come detto più volte, a Melkitzedeq, il Re delle acque e del mondo, che i Sumeri chiamavano Ea (Signore delle acque). Origene, gnostico Alessandrino, dice (Origene, Vol. II): “Vi sono alcuni che hanno considerato Giovanni Battista come l’Unto (Cristo)”. Nel Codex Nazira II, è detto: “Johanan (Giovanni) il figlio di Abo Sabo Zacariah, dirà a sé stesso: ”. Parole che figurerebbero bene nella bocca di Gesù, quale Re di Giustizia e portatore del Battesimo di Fuoco, come espresso in Apocalisse.

Giovanni e il Corano
Se allora Giovanni era il Messia, essendo egli Gesù, bisognerebbe ricavare da qualche fonte un indizio che consenta di verificare se i genitori di Gesù fossero i medesimi di Giovanni, e questa fonte esiste ed è anche molto autorevole: il Corano.Risulta molto importante per la nostra analisi la descrizione che si fa nel libro sacro musulmano della famiglia di Gesù, in quanto essa corrisponde proprio alla famiglia di Giovanni Battista. Per il Corano, Gesù e Battista avevano lo stesso padre: Zacaria Josephus. Di qui il nome Giuseppe, nel Vangelo, per il padre di Gesù. La madre biologica era naturalmente Elisabetta, la “Maria-Iside” della comunità essena. La Sura III, 37 è esplicita al riguardo: “E Allah accettò Maria e la fece germogliare, di germoglio buono. E Zaccaria la prese sotto la sua tutela, e ogni volta che Zaccaria entrava da lei nel santuario, vi trovava del cibo e le diceva: . E lei rispondeva: . E là Zaccaria pregò il suo Signore, dicendo: . Allora gli angeli gli dissero: ”. Quindi, per il Corano, Maria era sposa di Zaccaria e, pertanto, corrisponde alla Elisabetta dei Vangeli, la Madre di Giovanni l’eletto, colui che in sé porta il germe cristico a cui Giovanni stesso darà testimonianza. Maria è il nome della madre mistica, il nome sacerdotale di Elisabetta, l’anima che virginalmente concepirà il Sole-Cristo. Che Elisabetta sia la madre biologica di Gesù-Giovanni, è indicato dalla sua sterilità e palese impossibilità di procreare (Luca 1,7). Ciò ricorda i parti virginali e miracolosi, il cui prototipo è quello di Melkitzedeq da parte della madre Sofonim, narrato nel Libro di Enoch.

Il Vecchio e il Nuovo
Nello scorso numero abbiamo detto che nella via iniziatica si insegna che, quando il Vecchio Uomo profano muore, il Nuovo Uomo divino sorge dalle acque. Genesi 1.2 ci svela che “lo spirito divino (santo) aleggia sulle acque”. Il Dio interiore, più precisamente, è immerso nelle acque, intese come anima o come corpo emozionale. Emergere dalle acque equivale a una rinascita. Di qui, si capirà meglio quanto riferito in Matteo 3.15: “Appena battezzato, Gesù (il nuovo uomo) uscì dall’acqua ed egli (chi? Giovanni o Gesù?) vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui”. La Colomba presenta la stessa valenza del Ba dell’esoterismo egizio. Il Ba-Colomba è l’anima purificata, è la Venere (di Botticelli) che emerge dalle acque. E’ questa la fase al bianco della trasmutazione, l’albedo, da cui la colomba (anima o corpo lunare purificato). Quello di Giovanni Battista era il Battesimo dell’acqua, la discesa della Grazia (la colomba) nell’individuo umano. È questa la “seconda nascita”. Ma v’è una terza nascita, quando alla colomba segue il falco o il Battesimo del Fuoco. Battista dice spesso che verrà uno dopo di lui (Cristo) che battezzerà col fuoco. In Egitto, il falco solare era Horus, quindi, in una prima fase, l’iniziato battezza il Cristo con l’acqua, in una seconda sarà il Cristo a battezzare col fuoco-luce al momento della morte del corpo. Questo battesimo porterà il Ka-Falco a unirsi col Ba-Colomba, e a originare il Mer-Ka-Ba o Corpo di Luce immortale. Il Ka assimila il Ba e crea il Corpo di luce, come espresso dalla transustanziazione di Gesù, divenuto l’Uomo Perfetto. E’ un caso che tra gli indù, Agni (assimilabile a Oannes-Giovanni-l’Agnello di Dio) nasca dall’acqua? Da sempre l’immersione in acqua equivale sul piano umano alla morte, e sul piano macrococosmico alla catastrofe. Disintegrando ogni forma, le acque possiedono questa virtù di dissoluzione e rigenerazione, cosicché colui che ne esce è simile a un bambino senza peccati e senza storia (Melkitzedeq-Cristo è senza genealogia, ci informa S. Paolo nella Lettera agli Ebrei). Simbolicamente, immergersi nelle acque equivale a una sepoltura, a un viaggio nell’Ade, negli Inferi della propria terra (Vitriolum). Riemergerne corrisponde alla purificazione, al rinnovamento, alla rinascita.

Il precursore
Come possiamo identificare nei Vangeli questo processo iniziatico-simbolico che porta Giovanni l’umano a ricevere l’energia cristica e divenire Gesù? Nel Vangelo di Luca è presente, sebbene in maniera velata, tale consacrazione. Il Benedictus è recitato durante la circoncisione di Giovanni proprio da Zaccaria, che il Corano indica come padre di Gesù: “Benedetto il Signore, Dio di Israele, perché ha suscitato per noi una salvezza potente nella casa di Davide come aveva promesso per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo […]. E tu bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo, perché andrai innanzi al Signore preparandogli la strada, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza […]” (Luca 1,67-81). Il passo di Luca ci illumina sul fatto che Giovanni era di stirpe davidica, cioè della linea di sangue del Santo Graal, destinato a istruire sulla salvezza dal Regno delle Tenebre. Per chi voglia intendere, risulta evidente che il vero concetto di Messia ( “venne un uomo mandato da Dio”) non è semplicemente l’uomo Giovanni-Gesù, ma il Verbo (l’energia cristica) fatto carne, che Giovanni, l’eletto, realizzerà in sé. Tanto più che Giovanni è detto “Voce (Verbo) che grida nel deserto”. Quindi, Giovanni è il precursore, il battistrada (battista), colui che si immerge (dal greco baptizo) nelle sue acque purificatrici interiori per rendersi degno del proprio Dio, per edificargli la dimora, la casa, il tempio nel suo corpo. In tal senso Giovanni realizza un concetto già conosciuto in Egitto. Il Faraone è la “Grande Casa di Dio” (in egizio Per-aa-on), il suo Tempio Vivente. In Egitto il “precursore” era detto Wapwaut o Upuaut, “Colui che apre la via” o “Apripista”, termine analogo alla parola inglese wipeout il cui significato è “spazzar via tutti gli ostacoli, fare pulizia, sgombrare la strada”. L’analogia simbolica tra le figure del Battista e di Upuaut è rilevabile nella lingua greca. Infatti, il greco bapto (battezzo) deriva palesemente dall’egizio Wpwt. Giovanni dice: “Preparate le Vie del Signore”, inducendo, in tal modo, tutti a fare ciò che lui sta facendo, cioè “aprire la via” allo Spirito di Luce. Lo Spirito di Luce, l’energia cristica, in senso Tradizionale, è associata al Sole, e l’annuncio di questa venuta in Giovanni la si ritrova in Apocalisse 22, in cui Gesù afferma di essere la “Stella del Mattino”, alludendo alla sua identità umana come Giovanni Battista, noto tra gli Esseni come la “Stella” (Kokba), e “Leone della Tribù di Giuda” (Apocalisse 5,5). Giovanni è la stella del Mattino, in quanto è il precursore, cioè anticipa, come fa la Stella del Mattino, la levata del Sole (simbolo dello Spirito Vivente). Giovanni, pertanto, rappresenta ciò che in alchimia è chiamata la “Pietra Grezza”, la materia allo stato grossolano che va lavorata e sgrossata per divenire “Pietra Angolare”. Gesù di sé dirà: “Io sono l’Alfa e l’Omega”, ed è proprio Giovanni a rappresentare l’Alfa e l’Omega. Questa unione di inizio e fine è stata codificata dagli antichi nella figura del Giano bifronte (Juana-Giovanni) e legata ai momenti astronomici dei due Solstizi, legati alle figure dei due Giovanni, il Battista e l’Evangelista. Ciò indica, ancora una volta, la commistione dell’identificazione umana di Gesù con Giovanni.

Sei tu Elia?
L’Evangelista Matteo non ammette discussioni sull’importanza di Giovanni. Nel suo Vangelo Gesù dice: “Egli (Giovanni) è più di un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: ” (Matteo 11.10). Questo passo afferma che Giovanni è il precursore, colui che reca in sé il germe cristico, l’Elia. Quindi, Gesù-Giovanni dichiara che i profeti, come Isaia, che parlavano di un nuovo messia, alludevano alla persona di Giovanni poiché egli è la reincarnazione di Elia (l’Elia, o colui che deve venire, il Cristo). Anche il profeta Malachia profetizzò: “Ecco Io (YHWH) invierò il profeta Elia prima che giunga il grande e terribile giorno del Signore, perché converta il cuore dei padri verso i figli e dei figli verso i padri” (Malachia 3:23). La profezia riguarda l’arrivo di un uomo che incarnerà nuovamente Elia, e quell’uomo è il Battista, che praparerà il terreno al grande e temuto giorno di YHWH. Quindi, Giovanni è il messia annunciato dai profeti, poiché lo spirito cristico, già presente in Elia, prototipo del Messia, è in lui. Che Elia sia l’anima di Giovanni-Gesù è dimostrato anche dall’invocazione sulla croce da parte di Giovanni-Gesù allorché invoca Elia: “Eli, Eli, lama sabactani”. Un’altra plausibile teoria è che quel Eli che Gesù invoca sia il Padre, l’Altissimo, noto come El Elyion. Il profeta Malachia (3.1 e 3.23) riceve questo vaticinio dal Signore (Cristo) che allude all’arrivo di un grande essere che lo incarnerà e lo realizzerà: “Ecco io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio (corpo) il Signore, che voi cercate. L’Angelo dell’Alleanza che voi sospirate, ecco viene, dice il Signore degli Eserciti […]. Ecco, invierò il profeta Elia prima che giunga il Grande e Terribile Giorno di YHWH”. Quell’Elia che torna, o meglio quell’anima che fu Elia, è proprio il messia promesso, cioè Giovanni, come Matteo afferma, che infatti preparerà la Via davanti a lui, cioè fungerà da precursore del Cristo, di quell’energia divina che in lui si incarnerà.

Il marchio di Caino
Vi sono anche delle contraddizioni nei Vangeli, sorte dalla separazione delle figure di Giovanni e Gesù. Nel Vangelo di Giovanni, il Battista, in risposta ai Giudei che lo interrogavano chiedendogli se egli fosse Elia, dice: “Non lo sono” (Giovanni 1,21). Eppure abbiamo visto che Matteo, senza esitazioni, afferma che Giovanni è la reincarnazione di Elia. Ciò può voler dire una sola cosa. Che Giovanni incarnava Elia, ma che egli non si reputava tale, in quanto, in quel momento, non aveva ancora ricevuto la colomba e, pertanto, non si sentiva ancora il Messia, il nuovo Elia. Un’altra contraddizione è riscontrabile nel seguente passo: “Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse. . E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: . Gli risposero: . Disse loro: ” (Giovanni 1,35). Questo passo è palesemente e volutamente ambiguo. In effetti, i due discepoli che seguirono Gesù non fecero altro che seguire Giovanni, entro il quale Cristo dimorava. Infatti, il brano dice che i due discepoli seguirono Gesù, ma successivamente dice anche: “Uno dei due discepoli che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito […]”. Allora la domanda è legittima: i discepoli seguirono Gesù o Giovanni? Dalla nostra analisi si evince che seguirono Giovanni-Gesù. Emblematica è anche l’espressione “fissando lo sguardo su Gesù che passava”, che rimanda a Giovanni 1,30: “Dopo di me, viene un uomo che mi è passato avanti”. In chiave iniziatica è sempre l’Uomo Nuovo, il Risorto che passa avanti al Vecchio Uomo, in virtù del sacrificio di quest’ultimo. Quindi, iniziaticamente, il paradigma del sacrificio viene capovolto: il sacrificatore è Cristo (Melkitzedeq-Caino), l’Uomo spirituale, l’Adam Kadmon dei qabalisti; il sacrificato è l’Agnello (Agni-Giovanni-Abele), l’uomo materiale, l’umano. Per questa ragione in Genesi 4,4, l’offerta dell’agnello di Abele è accettata dal Signore e, al contrario, è rifiutato il sacrificio di Caino. E’ l’agnello Abele che và sacrificato per far emergere il nuovo uomo Caino. Ciò è vero al punto che cohen in ebraico sta per “sacerdote”, e kainòs, in lingua greca, significa “nuovo”. L’analogo verbo greco kainumai vuol dire “splendere, eccellere, superare, vincere, prevalere, emergere”. S. Paolo, nella Lettera ai Romani 6,13, dice che occorre offrire sé stessi a Dio come vivi che tornano dai morti, vale a dire come uomini nuovi. È di pochissimi iniziati la giusta interpretazione della figura di Caino, storicamente e universalmente considerato come la manifestazione della brutalità umana. In realtà, la storia e la figura di Caino costituiscono un’allegoria iniziatica, sulla base della quale posso affermare, senza tema di smentite, che Gesù è iniziaticamente “il Caino, l’Essere Superiore autogenerato e autorinnovato, l’Uomo fatto da sé”. Caino è l’Uomo Divino creato dal Sacrificio e che dal Sacrificio trae la sua essenza e la sua origine. In molti miti primordiali è possibile riconoscere questa verità iniziatica, espressa in termini di eroi o déi che lottano contro mostri, draghi, serpenti, tori e altre forze selvagge, cioè di forze rappresentanti i differenti aspetti materiali che costituiscono la natura umana che, con questo simbolico processo, viene divinizzata. E’ il dominio degli istinti corporali, con il quale l’anima si lega sempre più al gemello celeste anziché a quello terrestre. Di qui la nascita di un Dio, che scaturisce dalla potenza del caos che reagisce contro sé medesima, che smembra sé medesima, elevandosi spiritualmente a un piano di coscienza vibrazionale superiore. Tale è il senso del “Sacrificio di sé”. Nel sacrificio, l’iniziato accende e rinnova sè stesso andando a ricostituire l’essenza di un Dio. Egli attrae e affronta forze ancora allo stato selvaggio, per esercitare su di esse l’atto dominatore e trasfiguratore. Questo è il vero senso della storia di Caino, altrimenti sarebbe davvero arduo comprendere il motivo dell’apposizione del sacro sigillo sulla sua fronte, il simbolo degli Eletti e dei toccati dalla Grazia.

La seconda morte
Il concetto di sacrificio è strettamente legato al concetto di nascita. Si muore per rinascere. L’iniziato, come lo era Giovanni, vive due tipi di nascite, due diversi concepimenti, uno biologico, che per Giovanni avviene grazie a Elisabetta, madre dell’uomo mortale e l’altro alchemico-iniziatico, cioè Gesù attraverso Maria-Iside-Hathor (Casa di Horus), la Madre Mistica, l’Anima, che concepisce perché ingravidata dallo Spirito Santo. Ecco perché nell’Apocalisse è scritto: “Beati e santi coloro che prendono parte alla prima resurrezione. Su di loro non ha potere la seconda morte”. La seconda nascita è la resurrezione successiva alla morte iniziatica (la prima morte), in cui colui che segue il cammino, cambia nome e assume gli attributi divini. La seconda morte è la morte fisica, chiaramente successiva a quella iniziatica.

Dizionario dei Termini Gnostici

Tempo fa preparai un dizionario dei termini gnostici. E' uno strumento utilissimo per capire qualcosa in più di quei testi, apparentemente astrusi.


ABBANDONO (Epidosis)
La rinuncia al mondo e a sé, come falsa identità, per incontrare il vero sé. Consiste nello spogliarsi di tutto, nel separarsi da tutto ciò che inutile e nocivo per lo spirito, che è estraneo a noi stessi. Distacco dal corpo, dalle passioni, dalle impressioni sensibili.Distacco dal divenire (kenoma) per rientrare nell’essere. Come dice Giovanni Battista, l’abbandono è diminuire (umiliarsi) per aumentare (crescere spiritualmente). L’abbandono del Mondo significa non nutrire più il mondo stesso e gli arconti, e iniziare a nutrire i propri corpi sottili. I Greci avevano come motto “Dio e il Mondo “, gli Gnostici “Dio o il Mondo “.

ABERAMENTHO
Nella “Pistis Sophia“ è il nome di mistero di Gesù . E’ un termine totalmente sconosciuto, presente solo nelle ritualità greche ove era applicato a Tifone. C’è un solo termine in italiano che lo ricordi: Aberrazione. Gesù era un’ aberrazione, un’anomalia nel sistema mondo, poiché egli non era di questo sistema

ABISSO o GRANDE ABISSO
La profondità, l’interno delle cose, quello che tutto impenetra e tutto attraversa. Il Padre, il Dio oltre l’essere. E’ chiamato anche Pre-Padre o Eone perfetto Preesistente o Pre-Principio. Valentino afferma che esso meditò di emanare un ente che fungesse da principio per tutte le cose:lo chiamò Intelletto che a sua volta emanò Logos e Vita, Padre di tutti gli esseri che sarebbero esistiti dopo di lui, e principio e formazione del Pleroma. Quindi la sequenza emanativa è (1) Abisso, (2) Intelletto, (3) Logos e (4) Uomo. Intelletto, Logos e Uomo sono i primi Tre Eoni.Il Pre-Padre è conosciuto solo da Intelletto, ma resta invisibile dagli altri eoni-emanazioni

ABRAXAS o ABRASAX
L’origine del termine e del sigillo relativo è probabilmente l’Alessandria del 1° secolo d.c. I Sigilli templari in generale riutilizzavano sovente il tipo di pietra utilizzata in quel periodo. D’altronde i Templari non furono i soli a riutilizzare il sigillo, poiché anche le famiglie dei Conti di Champagne, e Margherita delle Fiandre lo riutillizzarono.
E’ il Dio Supremo degli gnostici Basilidiani, il reggente del 1° dei 365 cieli. Basilide, uno degli Gnostici più illuminati, operò il tentativo di riunificare il meglio di diverse tradizioni: egiziana, greca, babilonese, persiana e cristiana. Un vero Figlio della Vedova.
La somma dei valori numerici di Abraxas era proprio 365, un ciclo. Da questo termine proviene il termine o invocazione magica ABRACADABRA, poiché ABRAXAS divenne un nome di potere. Era legato a Mithra. Per Basilide, Abraxas è il Demiurgo, il Cosmo, la Conoscenza Assoluta. L’Abraxas, come riportato anche dai sigilli templari, era descritto con due gambe serpentine, una testa di gallo, uno scudo tondo sulla destra e una sorta di flagello sulla sinistra di presunti tipo faraonico, con il busto umano. La testa di Gallo e la gambe di Serpente ne fanno il “serpente piumato “. E’ il simbolo dell’unione dell’oriente (la testa di gallo attiene all’est, poiché il gallo annuncia il sol levante) e dell’occidente (il serpente, la forza tellurica, le metamorfosi). Peraltro , le due gambe-serpenti alludono alla doppia forza serpentina che si avvolge lungo il caduceo-spina dorsale. Il motto “Abraxas “, costituito di sette lettere, rimanda ai sette giorni, ai sette chakra e ai sette gradini tonali dell’armonica, ai sette colori ecc.Peraltro il sigillo di Abraxas contiene sette stelle, nonché la dizione alfa e omega, simbolo del Cristo, che si cela dietro Abraxas.
Sul sigillo templare dell’Abraxas è scritto “Secretum Templi “ che colloca bene l’Ordine del Tempio nell’inalterabile corrente della Tradizione Esoterica. I Figli di Horus (Shemsu Hor) ignorano il logorio del tempo


ACHAMOT
E’ Sophia, l’anima caduta nel mondo materiale proveniente da ottave superiori

ADAMAS
Il Gran Duce degli Arconti Tiranni. Egli, insieme agli Arconti della sua corte, avrebbe rifiutato i misteri della Luce Eterna e per questo legati da Ieu nella sfera del Fato

ADAM FUTURUS
Il Cristo, Signore della Fine e del nuovo Inizio, contrapposto all’Adamo Storico, signore di Genesi

AGAPE
Festa d’Amore degli gnostici-iniziati. L’Ultima cena di Gesù è un esempio di Agape. Le Agapi vengono celebrate con banchetti nelle feste degli equinozi e dei solstizi. Tutti mangiano in silenzio, e il banchetto è regolato dal Gran Maestro

ANAISTHESIA
L’Incoscienza tipica dei non iniziati, di coloro che non possiedono la gnosi, immersi in una specie di sonno letargico che si confonde con l’oblio (lethe)

ANAKIUKLOSIS
L’Eterno Ritorno di tutte le cose. Il Divenire vistocome un ciclo.L’Alfa e l’Omega di Cristo. Si lega al concetto del Grande Anno, cioè i 25.000 anni che la Ruota dello Zodiaco impiega per compiere un giro.

ANASTASIS
Resurrezione. Vedi Apolyutrosis

ANZIANO DEI GIORNI
Per gli gnostici è la sostanza psichica, l’anima che vive migliaia di esistenze, che essi chiamano Ebdomade, sul quale l’Arconte-Archetipo può dominare

APOKALIUPSIS
Definito “Gelyiona” dai siriaci, designa di solito uno scritto di un genere ben definito, con uno schema narrativo ben oliato, in cui un Rivelatore svela ad un veggente, o a un piccolo gruppo di adepti privilegiati, misteri sublimi, verità che oltrepassano la comune facoltà di intendere. Tali rivelazioni devono rimanere segrete o trasmesse solo a intelletti puri, a iniziati, o a discepoli discreti e capaci di farne unicamente un santo uso

APOKATASTATIS
Ristabilimento o restaurazione dell’ ordine originario, prima della genesi e delle reincarnazioni. Vedi Apolyutrosis

APOLYTROSIS
La Redenzione o Salvezza che lo gnostico raggiunge, una grazia tutta interiore consistente nel ritornare a sé (metanoia), nel ridiventare sé stessi, il vero sé. E’ il ritorno al luogo di origine dell’anima in cui egli, privo della sua veste di pelle (il corpo fisico) e dell’ossessione del peccato, disponendo di sé stesso nella nudità del suo essere originario, si trovava prima della sua prima di innumerevoli generazioni carnali

APORRETHA
Le Dottrine Segrete

ARCONTI
Conosciuti nella letteratura gnostica come Arkhontes, e nella letteratura angelica come Dominazioni (Sallitane), corrispondenti ai 7 pianeti e ai 7 vizi capitali, e contrapposte agli Angeli, cioè le 7 virtù. Sono considerati i guardiani o carcerieri dell’anima, e come spesso accade, i carcerieri sono peggio di coloro che essi devono sorvegliare. All’interno dell’uomo, l’Arconte è l’Archeo-Ente, cioè l’essere archetipale, la falsa identità che opprime il vero Io Spirituale. Questo Archetipo deve essere distrutto dallo gnostico iniziato, poiché attraverso di lui gli Arconti manovrano l’uomo come un burattino. L’anima che cerca di ritornare nella propria patria celeste sarà ostacolata in tutti i modi possibili, sià in vita che dopo. Cosicché la “risalita“ equivale ad una evasione, ad un esodo. Per farlo lo gnostico dovrà raccogliere (raccoglimento-siullexis ) tutte le proprie membra disperse, tutte le particelle della propria luce, soffocate nella massa confusa del corpo che lo opprime. Cosicché la liberazione è di fatto la liberazione della luce, intrappolata nella materia corporea. E’ riarticolazione (syunartrosis ) dell’essere di luce in noi.

ARKHANTHROPOS
E’ il Padre Supremo, il Grande Vecchio o Anziano dei Giorni


BARBELO
E’ un altro nome per Sophia, la Grande Madre, definita da molte civiltà antiche come la Pietra Nera caduta dallo spazio. Entità virginale e trascendente, corrisponde alla Vergine alchemica che emerge dalle acque

DIABOLUS
L’Accusatore o Principe di questo mondo; il potere procedente dalla sostanza materiale

EBDOMADE
In greco ebdomas signifa settuplo. Sono i sette toni della vibrazione

ENNOIA
E’ la Sophia, o Anima Celeste

EONE
Aion in greco è “secolo-eternità-durata-vita-tempo-essenza divina-l’Eterno”. E’ uno dei termini più usati in ambito gnostico. Rappresenta l’eternità o un ciclo di tempo enormemente lungo, che per lo spirito è un nulla poiché egli vive in un eterno presente, ma per l’uomo è come fosse un’eternità. Gli gnostici vogliono esprimere con “Eoni“ il concetto di “mondi-esseri-piani-poteri autogeneranti“ intesi come emanazione dell’Altissimo. I Mondi-Dimensioni di Luce vengono chiamati Eoni, i quali emanano altri Eoni. Esistono quindi Legioni di Eoni nel Cosmo, tutti procedenti a partire dal Primo Creatore. E’ un sinonimo di Pleroma (vedi). Normalmente con Aion gli gnostici indicano genericamente il Regno Superiore

GEMELLO
E’ lo Spirito, l’Uomo Cosmico,l’Angelo superiore, codificato oggi come E.T., l’Alieno, l’Alios, l’Altro Sé, il Vero Io, il Cristo, Melquitzedeq. E’ la nostra personalità trascendente.Viene detto “Siuziukos “ e in greco è reso col termine “Adelphos“. Nei trattati gnostici il gemello rivela all’iniziato (es. Mani) “Io sono Te, Tu sei Me“. Tra gli gnostici manichei il Gemello di Luce è detto “Jamig Rosn“. I Copti (gnostici egizi) lo chiamano “Saish Enouaine“. Saish è un termine che indica anche la Dea Madre nell’antico Egitto, ed è troppo simile a Jesous per non capire che in realtà Gesù riporta o tenta di riportare in auge l’archetipo femminile (Isis-Saish-Jesus-Issà), cioè l’aspetto d’amore e di misericordia del Dio Supremo. La Chiesa Romana provvederà naturalmente ad eclissare quest’aspetto. Gesù sarà noto agli gnostici come la “Destra della Luce “, in contrapposizione alla “Sinistra delle Tenebre “. Il tutto si riferisce ai due emisferi cerebrali, l’uno maschio (razionalità) e l’altro femmina (intuizione, creatività, sensibilità). Che l’uomo sia a sua volta il gemello-simile di Dio è dato dal termine “Omo “ che significa “simile “. Lo stesso Adamo ricorda strettamente il termine aramaico “Tauma “ e il termine greco “Didimo “ che significa Gemello . Il problema è che se l’uomo non realizza il Cristo di fatto è l’Anti-Cristo, il suo avversario, il suo oppositore, la bestia dell’Apocalisse che non a caso è detta essere un numero d’ uomo, il “Dyabolos “; Symboulos è invece colui che inizia a divenire il suo stretto collaboratore. Il Gemello di Luce è meglio conosciuto negli ambienti gnostici come “Paracleto “ (vedi)

GNOSIS
Conoscenza o Rivelazione. Non è una conoscenza profana delle cose del mondo, ma è la scienza delle idee, degli archetipi e del mondo invisibile. E’ la conoscenza di sé e di Dio. Nel Corpo Ermetico è detto che Dio (nell’uomo) vuole essere dall’uomo semplicemente conosciuto. Trascende la fede che va bene solo per gli Psichici (vedi) , ma non per i Pneumatici (iniziati). Avere la Gnosi significa capire chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo; conoscenza da acquisire in vita, poiché altrimenti si è costretti a tornare in un altro corpo fisico per tentare lacscalata conoscitiva. Gesù dice nei Vangeli che occorre operare quando è giorno, intendendo che occorre operare su sé stessi in vita e non da morti

HEIMARMENE
Fatalità o Destino che si contrappone alla Provvidenza (Pronoia)

HIPSISTOS
L’Altissimo degli gnostici

HYUSTEREMA
Vuotezza dell’essere, inclinazione esclusiva per il mondo manifestato, per cui si dice che chi è vuoto è un simulacro, un essere senz’anima. Contrapposto a Pleroma

ILICI
Coloro nei quali prevale il corpo, i cinque sensi e la materia. Dal greco Hyule-Materia-Carne. Vivono nell’agnosia, cioè totale mancanza di conoscenza e consapevolezza di sé e delle cose spirituali

KENOMA
Universo dei Fenomeni

MATRIMONIO O NOZZE MISTICHE
E’ l’incontro-fusione con il proprio Gemello Cosmico. Vedi Gemello. Le Nozze Spirituali sono codificate anche come Nozze Alchemiche

METANOIA
Pentimento, conversione, ritorno a sé (vedi Apolyutrosis e Gnosis )

MONAKHOS
Nello gnosticismo, Individuo affrancato dalle tribù mondane, sociali o carnali, solo, isolato, solitario, perché obiettivamente diverso, poiché egli è in questo mondo ma non viene da questo mondo. Egli è straniero e superiore al mondo. Egli è il viandante, colui che segue la Via e corrisponde al Matto, cioé alla carta 0 e 22 dei Tarocchi

MSUNIA KUSTA
Il Paradiso dei Mandei

MYUSTES
L’Iniziato

NOUS
E’ la pura intelligenza o superiore coscienza. E’ il Pastore dell’Anima (pecora). In tal senso Cristo è il Nous, Pastore di Anime

NUOVA TERRA
Per gli gnostici era il luogo-dimensione formata dal Figlio Primogenito della Madre, il quale estrae dalla materia (Hiule) l’elemento più puro (eilikrines) e ne fa un mondo (kosmos), un eone (aion), una città (polis o Gerusalemme Celeste), chiamata Incorruttibilità (aphtarsia)

OGDOADE
L’ottavo Cielo degli gnostici. L’ultimo tono della nostra ottava e il primo della successiva. Potrebbe essere intesa anche come ottava (ogdoade) superiore

PARACLETO
Il Cristo, il Gemello Divino, il Consolatore del Vangelo giovanneo. E’ lo Spirito di Verità degli gnostici, il Partner, il Coniuge (vedi Gemello). Viene dal termine greco “paraclites“ che significa “che si trova al fianco, accanto, difensore “. Strano che Satana invece significhi “accusatore“. I Copti lo chiamavano “saish“, il Gemello. Il nome rieccheggià “Issa“ termine con cui Gesù era noto ai Musulmani, e a Sais d’Egitto, l’antichissimo Tempio di Neith (Iside)

PAROIKESIS
Esilio, Migrazione, Trasmigrazione, Reincarnazione. Ma anche regione celeste alla quale si ritorna dopo essere stati esiliati su questa terra

PAROUSIA
Il 2° avvento di Cristo che corrisponde all’avvento del “mondo nuovo “, visto sia dal punto di vista interiore, cioè del completamento dell’opera iniziatica, sia dal punto di vista di Gaia, l’Essere Planetario in procinto di fare il Salto Quantico

PATHEMA
L’esperienza iniziatica, l’intero processo della salvezza.

PERFETTO
Colui che possiede la perfetta conoscenza, di sé e quindi di Dio, e in tal senso chiamato teleios. Colui che addiviene allo stato cristico, e nel quale la natura femminile e maschile sono perfettamente bilanciate

PHOSTER
Colui che porta la luce in sé, il Lucifero, l’Anima caduta nella materia, che deve essere liberata dal Nous-Logos (il Cristo)

PLEROMA
La Pienezza. E’ la totalità delle emanazioni dimensionali del Creatore Supremo, dell’Altissimo. E’ il Cosmo inteso sia in senso orizzontale (spazio-tempo) che verticale (multidimensionale). Ancor più precisamente, è l’intero Cosmo eccettuato il mondo fenomenico (la nostra ottava).Il motivo del ritorno al Pleroma è molto caro agli gnostici,poiché essi consideravano che lo spirito provenisse originariamente da quel Luogo. E’ la Terra Promessa di Mosè

PNEUMA
Lo Spirito.

PNEUMATICI
Coloro nei quali prevale lo Spirito e la Luce, a differenza degli Ilici e degli Psichici. Sono conosciuti come gli Eletti, la Razza Privilegiata, il Seme Scelto, gli unici che possono comprendere sé stessi. Secondo Basilide, tutti gli uomini soffrono per le azioni commesse in vite anteriori, cioè per le penalità karmiche, ma le anime elette soffrono onoratamente per mezzo del martirio e per un ideale supremo, sacrificando sé stesse per un bene più grande: la liberazione della luce in loro. Sono degne essere invitate e di ricevere il cibo dell’immortalità dal Christos, il Re della Gloria (del Graal). Possiedono l’exousia (il potere)

POIETES
E’ il Creatore

PRE-PADRE
Vedi Abisso

PSYCHE
E’ l’anima degli gnostici, cioè il corpo mentale-emozionale. Essa è doppia, cioè mercuriale. Poiché è il legame tra lo Spirito e il Corpo, in essa convivono due coscienze, una che spinge verso l’alto, l’altra che tende verso il basso e la materia. Questa è la lotta tra l’uomo luminoso e l’uomo carnale, tra la supercoscienza e il subconscio.Questo dualismo innato corrisponde al concetto di Diabolos, lo sdoppiamento

QUATTRO LUMINARI
Sono le quattro emanazioni di Cristo: Grazia (Charis), Libero Arbitrio (Thelesis), Intendimento (Synesis) e Prudenza (Phronesis)

SCUOLE GNOSTICHE
Ogni grande Iniziato gnostico era portato ad elaborare per suo conto il proprio sistema di gnosi o, all’interno di una stessa scuola, a interpretare a modo suo, a modificare e a riformulare diversamente la dottrina originaria. Raggruppati, Maestro e discepoli formano una conventicola, un Gruppo, un Ashram, una comunità carismatica senza struttura né legami se non spirituali, disperse qua e là e pronte a sciogliersi secondo l’ispirazione. La Chiesa Romana le ha sempre avversate, poiché interessata esclusivamente alla centralizzazione e all’assolutismo dispotico del culto

SIGNORE DEL SECOLO o SPIRITO DEL TEMPO
Edificatore del Mondo o Demiurgo

SPIRITO SANTO
Per gli gnostici è la Grande Madre, la Ruah (in semitico) o Madre nascosta, la Santa Colomba. Gli gnostici denunciarono le manovre della Chiesa Romana che aveva inteso cancellare nella Trinità Divina l’aspetto femminile

SYMPOITETES
Condiscepolo, Compagno , Fratello, nell’ambito delle Comunità Gnostiche

SYUNERGOS
Collaboratore dello Spirito Interiore (del Cristo). Il concetto è analogo al termine arabo “Muslin “ che indica il “sottomesso “, colui che si piega alla volontà del suo Dio, cioè della sua personalità trascendente

SYNOUSIA
La comunione dello spirito e dell’anima, del Dio e l’Uomo (vedi Matrimonio), dei due che ritornano ad essere Uno

TEHAMA
La Visione degli gnostici

TELEIOS
Vedi Perfetto

IL SACERDOZIO ETERNO

Qui di seguito un altro estratto del mio prossimo libro su Melkizedek. E' necessario capire al piu presto cosa sia questo misterioso Sacerdozio Eterno al modo di Melkizedek. Il testo bliblico, soprattutto Salmi 110, suggerisce che non si può essere eterni se non si è sacerdoti, e non si è veri sacerdoti se non si diventa immortali, ossia liberi dalla catena di morti e rinascite, capaci volontariamente di incarnarsi per missioni particolari o per risvegliare altri fratelli. Il buddhismo chiama ciò il principio del Bodhisattva

Il proclama del sacerdozio eterno secondo l’Ordine di Melkizedek è in Romani 12:1 in cui Paolo, sacerdote melkizedecchiano, dice: “vi esorto, fratelli, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi alla mentalità del secolo, ma trasmutate rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto”. Paolo è chiaro: il sacerdozio melkizedecchiano è duro, durissimo, perché richiede il sacrificio del corpo ed un’abnegazione assoluta e incondizionata alla causa di Melkizedek, come è scritto da Paolo: “nessuno, quando presta servizio militare, si intralcia nelle faccende della vita comune, se vuol piacere a colui che l’ha arruolato” (2 Timoteo 2:4). Quindi, il sacerdote cosmico è equiparabile ad un militare, e l’essenza del servizio militare è la disciplina, la subordinazione al superiore gerarchico. Anche J.J.Hurtak definisce il sacerdozio eterno e lo fa, opportunamente, in termini di servizio a Melkizedek, il Vivente per eccellenza: “noi dobbiamo servire il Dio vivente, Colui che vive in tutte le dimensioni della coscienza, anche in quelle in cui le forme-pensiero di altri Dèi non possono dimorare, poiché egli è il Dio di tutti gli dèi (incarnati n.d.a.)” (Le Chiavi di Enoch 117:25). In cosa consiste il sacrificio corporale? Ce lo spiega lo stesso Paolo in Romani 8:1-13. Occorre sacrificare le passioni e i piaceri del corpo per potenziare lo spirito. Bisogna vivere secondo lo Spirito e non secondo la carne, per giungere alla Vita e alla Pace, e per evitare l’ira di Dio contro tutta la carne. Paolo insegna che “bisogna deporre l’uomo vecchio che si corrompe dietro le passioni ingannatrici, e rinnovarsi nello spirito della mente, rivestendo l’uomo nuovo, creato nella giustizia” (Efesini 4:22). “Trasmutare rinnovando la mente” comporta divenire qualcosa di nuovo, di completamente diverso, e questo nuovo odora di terribilmente antico, poiché occorre restaurare l’uomo primordiale, creato ad immagine e somiglianza di Dio (Genesi 1:26). La distinzione di Paolo tra coloro che vivono secondo la carne e coloro che vivono secondo lo Spirito, è una discriminazione tipicamente gnostica. Molti gnostici alludevano all’esistenza di due razze animiche in antitesi: gli ilici o materialisti, e i pneumatici o spirituali. Tra di essi, agiva una classe intermedia, gli psichici che, a differenza degli ilici, avevano una possibilità di redenzione. Per gli gnostici, solo la classe dei pneumatici poteva essere annoverata nella divina figliolanza. Secondo Paolo, tuttavia, gli stessi spirituali non sono propriamente “eletti” ma pronti per spiccare il salto evolutivo definitivo, il che implica uno sforzo per mantenere i risultati raggiunti e uno sforzo ancor maggiore per superarsi. Inoltre la vigilanza su sé stessi e sulle attività di Belial (l’Avversario) deve essere alta. Lo spirituale non si deve mai cullare sugli allori, mai deve abbassare la guardia finchè il suo trionfo non è definitivo. Paolo ci insegna che i Figli del Melkizedek “non si conformano alla mentalità del secolo”. Ciò non significa che siano individui disadattati, ma più propriamente “dissidenti”, “sovversivi” ma in senso spirituale, giacchè la loro battaglia è contro il mondo e tutta la carne. Per questo sono stati sempre definiti eretici, non tanto perché si schieravano contro una religione o un’altra, ma perché si schieravano a favore dello Spirito e della Luce, e questo mondo non può perdonare un simile atteggiamento. Sanno che il tempo è un’illusione e sanno che all’interno del tempo (materia) scorre l’eternità (luce), ed è quella che loro seguono. Le mode del tempo sono il modo attraverso cui le gerarchie arcontiche di Belial crocifiggono l’anima umana al tempo stesso, evitando che essa volga lo sguardo verso il Reale. Non è cosa semplice per uno spirituale dissociarsi dalla mentalità del tempo, e ciò che egli deve fare è cogliere i brandelli di eternità celata nel tempo, velata e simboleggiata dalle cose del tempo. In caso contrario anche lo spirituale sarà destinato ad essere un burattino del sistema, e a ballare al ritmo dei padroni di questo sistema di realtà.Anche il rosacroce Johan George Gichtel scrisse della difficoltà di aderire al sacerdozio eterno: “l’uomo perfetto è il tempio del Dio trinitario, in cui si trovano: il Padre come Amore fiammeggiante, il Figlio come chiara e bella luce, e lo Spirito Santo come eterna sapienza…L’anima è infatti rivestita della presenza di Cristo, unta dallo Spirito Santo di sapienza e battezzata nell’amor divino come Melkizedek, Sacerdote dell’Altissimo…I Sacerdoti dell’Antico Testamento dovevano mantenersi puri, santi, immacolati e casti per celebrare il culto; così infatti la collera divina non veniva eccitata in loro e potevano mantenersi dinanzi a Dio nel santuario. Inoltre questo Sacerdozio di Melkizedek, relativo alla Nuova Alleanza, richiede molto di più che questo, dato che il completo servizio divino esige una rinuncia totale ad ogni amore terrestre. Il caro amore della celeste Sophia per l’anima è straordinariamente ardente e richiede, in cambio, un perfetto affetto”.

Abramo e Mosè erano certamente sacerdoti al modo di Melkizedek. Davide, pur essendo re e non potendo essere sacerdote perché non era di Levi, compie indiscutibili gesti sacerdotali: stranamente indossa l’efod di lino, che è una veste sacerdotale, compie sacrifici, benedice il popolo. Agisce come un Re-Sacerdote al modo di Melkizedek, offrendo come lui pane e un prodotto della vigna. Stessa cosa fa il figlio Salomone. Anche lui non potrebbe officiare i sacrifici e compiere gesti sacerdotali, eppure è detto che “Salomone andò in Gerusalemme, davanti all’Arca dell’Alleanza, offrì olocausti, compì sacrifici di comunione e diede un banchetto per tutti i suoi servitori” (2 Re 3:15). I patriarchi e i profeti erano quindi sacerdoti in incognito, sacerdoti secondo Dio e non secondo gli uomini, e molti altri sono stati sacerdoti pur non essendo propriamente ebrei. Il vero Israel, quello Spirituale e non carnale, è il popolo dei Melkizedek, come è detto da YHWH: “voi sarete per me un regno di sacerdoti ed una nazione santa” (Esodo 19:6). Anche 1 Pietro 2:9 e Apocalisse 5:10 esaltano il popolo dei Melkizedek: “ma voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui…e li hai costituiti per il nostro Dio un regno di sacerdoti e regneranno sopra la terra”. Quindi, coloro che erediteranno la terra saranno tutti Sacerdoti in eterno secondo l’Ordine di Melkizedek. Saranno coloro nei quali lo Spirito Santo, lo stesso Melkizedek, prenderà dimora, rendendoli unti e Figli di Dio, come è scritto: “tutti quelli che sono guidati dallo spirito divino, costoro sono Figli di Dio” (Romani 8:14). Questo popolo ha una caratteristica: offre il proprio corpo volontariamente a Dio, come è detto in Salmi 110. C’è un solo gruppo nell’Antico Testamento che aderisce ad un simile principio, i naziriti lungichiomati (Numeri 6:1), che l’ebraismo ortodosso ha sempre visto come strani monaci voluti da Mosè. Non è un caso che la parola Nazir oggi indichi i Cristiani.

I sacerdoti di Melkizedek ricevono il giuramento ciascuno direttamente da Dio. Essi non sono sacerdoti per una questione di appartenenza ad una tribù sacerdotale, ma per la purezza di vita, per la “vita indefettibile”, la stessa che contraddistingueva Abramo, che secondo il Corano era un hanif (puro). Gesù, sacerdote al modo di Melkizedek, è tale perché giunse a perfezionarsi, ossia trionfare sulle pulsioni del corpo e dell’anima carnale-passionale: “era ben giusto che Dio rendesse perfetto mediante la sofferenza il capo che li ha guidati alla salvezza (2:10)…reso perfetto, Gesù divenne causa di salvezza eterna (5:9)…la Legge costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti all’umana debolezza, ma la parola del giuramento costituisce il figlio che è stato reso perfetto in eterno (7:28)”. Quindi il conseguimento della perfezione iniziatica della natura umana, impossibile a qualsiasi sacerdozio umano, comporta l’attribuzione del titolo di Sacerdote in eterno dell’Altissimo. Uomo perfetto è colui nel cui chakra cardiaco Dio si manifesta, colui nel quale lo spirito e l’anima, il maschio e la femmina, sono uniti per sempre in un corpo di luce, epilogo del vero cammino spirituale. Un tale essere esce dall’eterna ruota delle incarnazioni e si pone al di sopra dei poteri di questo mondo. Ha pienamente ragione J.J.Hurtak quando scrive: “fino a che non giungerà l’occhio di Horus, la coscienza dell’Adamo è imprigionata nelle spirali karmiche come in una ruota del tempo. Fino a quando il corpo di coscienza dell’Adamo rimane esclusivamente nel ciclo karmico, il suo corpo spirituale non può condurre il suo corpo mentale in altri regni vibrazionali…Senza il suo corpo spirituale, l’uomo ritornerà solo per reincarnarsi ancora e ancora come un’intelligenza sotto-adamica” (Le Chiavi di Enoch 205:75). Gesù è l’Adamo il cui corpo spirituale e mentale (anima) sono divenuti una sola cosa. I buddisti parlerebbero di “liberato in vita” o di “risvegliato” ; gli induisti di “nato due volte”; gli esoteristi cristiani parlerebbero di Dio risorto nell’uomo, di nascita dell’Io sono nell’anima o di rinascita dall’alto. L’uomo perfetto è un Melkizedek, e Gesù diventa pienamente tale solo quando si sottomette alla volontà del Padre in croce ed afferma: “tutto è perfezionato” (Giovanni 19:30). Egli divenne perfetto perché Melkizedek è il perfetto per eccellenza. Di lui, occultamente, parla il Vangelo di Filippo 28: “l’Uomo celeste, molti sono i suoi figli, più che dell’uomo terrestre. Se i figli dell’Adamo terrestre sono numerosi, per quanto ne muoiano, quanti di più sono i figli dell’Uomo Perfetto, che non muoiono mai, ma sono rigenerati in eterno”. Se Melkizedek è il Vivente e l’Immortale, qui assimilato, all’Adamo primigenio e glorioso (quello del sesto giorno) anche coloro che sono da lui generati divengono perfetti ed immortali, poiché entrano nella sua pace (Salem). Ed è per questo che ancora Filippo (30) dice della generazione melkizedecchiana: “tutti coloro che sono generati nel mondo sono generati dalla natura, gli altri dallo Spirito. Coloro che sono generati dallo Spirito gridano di là all’Uomo primigenio, perché si nutrono della promessa del luogo in alto”. Coloro che cercano il perfezionamento al modo di Melkizedek sono, quindi, meri volontari, aderiscono al sacerdozio di Melkizedek pienamente coscienti e per loro scelta, e diventano tali solo dopo prove terribili, prove iniziatiche a cui vengono sottoposti dallo stesso Melkizedek. Gesù, che rappresenta lo standard ideale di questo sacerdozio, non sfugge a tale regola; egli non diviene sacerdote al modo di Melkizedek per diritto divino, ma perché “nei giorni della sua vita terrena, egli offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte, e fu esaudito per la sua pietà; pur essendo figlio, imparò tuttavia l’obbedienza dalle cose che patì” (Ebrei 5:7). Imparare l’obbedienza al Padre significa capire, accettare e fare la volontà del Padre stesso.

I sacerdoti di Melkizedek, i Melkizedek, sono i Perfetti, i Giustificati. Il Sacerdozio del Melkizedek è il sacerdozio del perfezionamento dell’anima, che passa per la reintegrazione dell’essere divino celato nell’uomo. Non a caso Gesù Melkizedek disse: “siate perfetti come è perfetto il Padre vostro” (Matteo 5:48); o anche: “Se vuoi che io ti inizi e ti istruisca sulla Verità, dai i tuoi beni ai poveri e poi segui me” (Matteo 19:21). Chi è oggi capace di seguire il Melkizedek, il Signore del proprio essere?

Il Maestro dei senza Maestro

In questi tempi di grande oscurità, la scelta per alcuni non è semplice. Per costoro, Dio ha riservato un cammino mondano senza onore e senza maestri. Onore e Maestro sono Dio, e colui che è pronto, riceverà l'istruzione iniziatica direttamente da Dio, attraverso la Voce che sempre parla dal Roveto Ardente, ossia il cuore spirituale dell'eletto. In questi tempi in cui Belial e gli Arconti hanno tutto coperto con le loro tenebre e in cui non vi sono più veri maestri, finalmente l'uomo è costretto a rivolgersi all'unico vero Maestro, quello intimo. Nel sufismo islamico tale maestro porta un solo nome: Al Kidhr. Gesù disse che uno solo è Padre e uno solo è Maestro, intimando di non chiamare nessuno MAESTRO sulla terra. Ciò che segue è un estratto dal mio prossimo libro su Melkizedek, dedicato al Melkizedek del Corano: Kidhr, il Verdeggiante.


Scrisse Tourniac: “l’aspetto esoterico di Melkizedek si confonde facilmente con quello di Al Khidr o Elia…Elia il profeta è Al Khidr che riappare ciclicamente nella storia del monoteismo poiché è lo strumento del patto, colui che conferisce la Barakah, lo stesso che benedice Abramo, padre d’Ismaele, all’alba della linea di Maometto” (Melkizedek o la Tradizione Primordiale). Scrissi qualche anno fa un articolo su Melkizedeq, affermando che il Re del Mondo non fosse affare di una sola religione, ma che il suo culto fosse presente in tutti gli esoterismi sotto nomi diversi. Uno dei nomi più sacri del Maestro Invisibile, come tramandato dalla tradizione musulmana coranica e extra-coranica, è Al Khidr (Khezr in persiano): il “Verde”. È equiparato ad un Dio della vegetazione, allusione alla resurrezione. In quanto verde, le leggende e le favole britanniche di Robin Hooh the Goodfellow, del Green Man, o persino di Peter Pan si riferiscono certamente al medesimo principio, così come quelle egizie di Osiride, il Grande Verde, e quelle alchemiche dell’Uomo Vegetativo. Nessuno conosce le origini di quest’archetipo, ma sono convinto che Osiride ne sia la base, tant’è che il nome egizio di Osiride “Wizr” e il nome persiano “Khezr” si somigliano molto in modo sospetto. Khidr è più che profeta, poichè è guida e maestro di Mosè il profeta; è immortale come Idris-Enoch, e associato spesso anche ad Elia per il tipo di vita ascetica e nomade. Peraltro, come già detto, anche nella Cabala ebraica, Enoch e Metatron rappresentano il medesimo principio. Il suo giorno, chiamato Festa di Lydda (23 aprile), è osservato ancor oggi in Turchia, la cui tradizione lo vuole come protettore dei viaggiatori, il che è in linea con la funzione traghettatrice del Melkisedeq; e come cacciatore di draghi, al modo di S.Giorgio e S.Michele. Ad Angora in Turchia esiste una cittadella collinare di nome Khidrlik (luogo di Khidr), in nome del Verde, come anche a Sinope, Geredeh, Ladik. A Betlemme in Siria, in un monastero cristiano famoso per la cura delle malattie mentali, esiste un altro importante centro di culto. I santuari di Khidr in Palestina (Nablus, Gerusalemme, Damasco) sembrano essere situati chirurgicamente nei siti crociati, il che suggerirebbe una sostituzione del culto di S.Giorgio-Michele con quello di Khidr. Questi siti sono considerati tomba del profeta, o luoghi in cui apparve spiritualmente.



Il Khidr coranico

Nella Sura XVIII del Corano, El Khidr appare come l’istruttore metafisico di Mosè, come il suo Io Sono (Sè). Kidhr è dotato di una sapienza inarrivabile, e invita Mosè a seguire la Via della giustizia, e soprattutto ad avere “pazienza”, e a non giudicare quelle volontà divine che potrebbero sembrare assurde alla mente umana inconsapevole della trama a lungo termine della provvidenza divina e dei suoi fini superiori. Mosè vuole raggiungere l’illuminazione, la terra promessa, e questa è il Corpo di Luce (Gerusalemme Celeste). Il Corano narra che Mosè si recò nel punto d’incontro dei due mari, simbolo del regno astrale, la “Fontana dei Paradossi della Vita”, per incontrare El Khidr ivi dimorante, ossia il suo Io spirituale. È la terra di mezzo dove il Dio scende e l’uomo sale. Per tre volte Mosè giudicherà l’operato misterioso e apparentemente malvagio di Khidr, e, per questo, abbandonato definitivamente. In un altro mito si narra del viaggio di Mosè in cerca di El Khidr. Allorchè Mosè e il suo servo trovano la Sorgente di Vita, vedono El Khidr imbacuccato nel suo mantello (corpo astrale) e seduto per terra, o secondo un’altra versione su di un’isola in mezzo al mare o nel luogo più umido della terra, appena nato dalle profondità materne dell’anima. Un pesce era scomparso e un El Khidr nasceva, poichè è il “verdeggiante”, “figlio delle profondità delle acque”, finchè non emerge dalle acque come figlio di sè stesso, allo stesso modo del mitico Meru dei miti egizi della creazione. In modo simile, Cristo riemerge dalle acque battesimali per insegnare la scienza sacra agli uomini, e altrettanto fa Oannes emergendo dalle acque dell’Eritreo. Sembra che da sempre Khidr sia stato considerato un Uomo Santo, il Santo per eccellenza, la cui esistenza storica e a-storica non ha mai dato adito a dubbi. Nell’Isola di Failaka, ad esempio, al largo del Kuwait, esiste tuttora un santuario a lui dedicato di notevole antichità, il che garantirebbe sulla pre-esistenza del culto di Melkisedeq rispetto alla nascita della religione musulmana.


Il mistero di Khidr

Carl G. Jung si interrogava sul misterioso Khidr in questi termini: “La cosa strana è che Khidr non è considerato solo come un santo, ma negli ambienti mistici del sufismo assurge a divinità. Dato il rigoroso monoteismo dell’Islam, si è inclini a pensare a proposito di Khidr a una divinità araba preislamica non riconosciuta ufficialmente dalla nuova religione, ma tollerata per diverse ragioni. Di ciò, tuttavia, non è possibile addurre alcuna prova…Egli è il Verdeggiante, il viandante infaticabile, colui che istruisce e consiglia gli uomini pii, il saggio in materia divina, l’immortale” (Simboli della Trasformazione). Jung non sapeva molto di lui, e non intuì che Khidr fosse il nome di Melkisedeq presso gli iniziati musulmani, in particolare i Sufi. Sembra che la figura di Khidr nel Corano sia apparentemente sganciata da quella di Allah, e ciò rappresenta un gran mistero dell’islam. Tra i sunniti ortodossi, Khidr gode di una certa qual vaga popolarità. Pur essendo presente nel Corano e considerato un santo, essi non sanno chi sia, né come inquadrarlo. Lo stesso problema incontrano i dogmatici ebrei e cristiani riguardo a Melkisedeq. Mosè, nella coranica Sura 18, è paragonabile a Maometto, nel suo status di iniziato e profeta che chiede di essere istruito da un’entità sovrumana e, se è così, Khidr è ovviamente superiore allo stesso Maometto, il che suonerebbe come bestemmia per gli islamici legati alla legge ma non certo per gli esoteristi dell’Islam. In realtà i Sufi sanno che il vero Maometto è interiore, come è vero che il Cristo non è umano. Ne consegue che la scienza di Khidr sarebbe persino superiore a quella rivelata dal Corano, e si dovrebbe trattare di una scienza orale. Un bell’enigma davvero, che fa di Khidr un corpo estraneo nel Corano, come se qualcuno che sapeva volesse introdurre un cruciale elemento della Tradizione in un libro comunque appartenente alla Tradizione. Per molti esoteristi sufi, è fonte di contraddizione che un profeta come Khidr sia superiore ad un santo come Mosè. Ma sappiamo che anche Abramo, santo in virtù del suo status di “amico e servo di Dio”, fu istruito e benedetto da Melkisedeq, che gli era superiore. Si tratta quindi di un aspetto di Dio che si mostra al fedele che non vuole maestri umani, e ciò, qualsiasi cosa ne possano dire oggi i maestri di conoscenza, è un fatto più che certo. Sta di fatto che i mistici arabi, per tradizione orale, erano a conoscenza del fatto che il Re del Mondo fosse presente fin dalle origini nelle sue funzioni regali e sacerdotali, quindi da tempi immemori. La storia di Abramo, presente nel Corano, è la storia di un sovrano caldeo che riceve l’investitura e l’unzione a Re-Sacerdote dal suo Dio interiore, al modo dei Re-Sacerdoti sovrumani dell’èra pre-diluviana.


Khidr, Signore della Tradizione

Khidr appare direttamente con il nome-funzione Melkisedeq in due documenti islamici: un’opuscolo conservato dal ramo nazarita-ismaelita intitolato Hafi Bab-i-Sayydna; e una compilazione del XV secolo nota come Kalam-i-Pir. Lo studioso George Vajda, autore di “Melkisedeq e la Mitologia Ismaelita”, riteneva che questi due documenti, pur risultanti da una lunga trasmissione operata dalle comunità mistico-iniziatiche dell’Asia centrale e quindi soggette ad alterazioni, risalissero all’insegnamento offerto ad Alamut, tra la fine dell’XI e l’inizio del XII secolo, da Hasani Sabba, il Gran Maestro dell’Ordine degli Ashishin, che istruirono esotericamente i Templari, durante la prima crociata, rimanendone Fratelli. Vajda riteneva che la mancata citazione di Melkisedeq nei testi canonici e ortodossi dell’Islam facesse il paio con la politica di occultazione degli ordini esoterici che veneravano il Re del Mondo. Al contrario, i due testi citati parlano di Malik Solem, il Re di Salem di Genesi. Nel Kalam-i-Pir è detto testualmente: “All’epoca di Adamo, il Mawlana Malik Solem già era…Dopo Noè, la comunità dei Ghebri, quella che si riferiva alla gente di Abramo, credeva nel ritorno di Malik Solem, come vi credeva la comunità ismailita…Zoroastro, a cui i Ghebri erano molto legati spiritualmente, era un dignitario dell’ Imam Malik Solem”. Il testo documenta l’indubbia origine iraniana dello Sciismo e dell’Ismailismo, e mostra l’associazione tra l’Ahura Mazda di Zoroastro e il Melkisedeq Re di Salem. È la prova di un legame molto più stretto di quanto si pensi tra zoroastriani ed esseni, i quali ultimi erano seguaci del Sadoq, ossia Melkisedeq. Nell’”Hafi Bab-i-Sayydna” è rivelato: “Nell’epoca del Profeta Adamo, colui che istituì la comunità dei Sabei disse: «Malik Solem verrà alla resurrezione. Egli giudicherà e svelerà i misteri divini che i profeti hanno tenuto segreti durante il periodo della Legge religiosa». Nell’era di Adamo, Egli era chiamato Mawlana Malik Solem. Gli incidenti causati da Iblis (Satana, Serpente ingannatore n.d.a.) ebbero luogo nel periodo di questo personaggio…Nell’epoca di Noè, in cui il popolo è costituito dai Brahamani, il nome benedetto di Mawlana era Malik Yazdak. Sotto di lui si produsse il diluvio, e fu a Lui che Noè si rivolse per far perire il popolo con il diluvio. Egli esaudisce la preghiera di Noè e stabilisce che il periodo della Legge Religiosa (consegnata ufficialmente a Mosè n.d.a.) venisse istituito al fine di annegare tutti gli uomini sotto la Shari’a (senso esteriore delle sacre scritture, contrapposto al batin n.d.a.). Quelli che erano ciechi alla verità furono «sommersi»; furono salvati solo coloro che Dio volle. Ancor oggi il popolo di Noè afferma che alla resurrezione (Fine dei Tempi n.d.a.) Malik Yazdaq ritornerà, presiederà al grande giudizio e invierà al paradiso o all’inferno coloro che li avranno meritati. Nell’epoca di Abramo, Malik Yazdak si presenta ad Abramo con il nome Maliku’s-Salam. Nell’epoca di Mosè si manifesta sotto il nome di Du’l Qarnain, «quello dalle corna»”. “Yazdaq” potrebbe essere una modificazione del termine “Yazdan” (Dio in lingua iranica), o comunque derivare dall’antico termine kurdo-iranico “yazata” (angelo); il che suggerirebbe che Malik Yazdak sia il Re degli dèi incarnati. Gli Yezidi del Kurdistan tramandano che il Capo di tutti gli angeli sia Melek Tawus, il Dio Pavone. Questo Signore dell’Essere, nel Corano, è il “gran nome” di Dio, il vero nome del nostro essere.



Il Re di Al-Araf

In qualità di Khidr, Melkisedeq è il protagonista indiscusso de “Il Libro dell’Uomo Perfetto”, scritto da un mistico sufi di nome Abdul-Kaim Gili intorno al 1304. È un libro estremamente prezioso, ciò dovuto alla generosità di informazioni esoteriche su quello che nel Corano viene detto “Re Potente in un soggiorno di verità ove dimorano i giusti” (Corano 54:55). Questo luogo-stato di coscienza è noto nel sufismo come Al-Araf, la méta di coloro che si risvegliano alla propria coscienza. I dormienti, per Gili, sono coloro che ignorano la vera natura delle percezioni sensibili e subiscono passivamente, come dati materiali, quei dati di cui l’uomo resta inconsapevole e di cui ignora la potenza che in lui stesso li crea. Questa condizione, questo stato di coscienza, per Gili, equivale all’Inferno, inteso come ribellione alla propria divina coscienza, poichè le si sostituisce l’asservimento all’illusione, all’oggetto e non al soggetto creatore. Ciò spiega i continui moniti di YHWH (la coscienza superiore), nell’Antico Testamento, a non adorare i simulacri e gli idoli, simboli del mondo sensibile e del corpo fisico, per volgere piuttosto verso l’Essere, il nostro vero Io. Il risvegliato e il mistico sono compresenti al creatore dei dati sensibili, il che li rende “Vigilanti” (gr. Egregoroi), “coloro che vedono la realtà per come essa realmente è”, “uomini di Al-Araf”, “coloro che hanno raggiunto la realizzazione spirituale”, “coloro che hanno visto Dio faccia a faccia prima di morire”. Al-Araf equivale al massimo stato di coscienza possibile all’uomo su questo piano di realtà: il settimo cielo-chakra degli gnostici, il 33° grado della massoneria, il Kether (primo vortice o sephira) dei cabalisti, l’Atman degli induisti. Il Vigilante, colui che raggiunge questo supremo stato di coscienza vibrazionale, è chiamato anche “Montabih” (desto) e “Yaqzan”, equivalente al termine greco “egregoros” (sono sveglio) e di “veggente” (profeta). Nell’Accademia (Casa di Vita) di Heliopolis, il Gran Sacerdote o Gran Maestro aveva il titolo di “Capo dei Vigilanti” (coloro che vedono) e “ Ur-Mau” (Capo degli Astronomi). Il grande Giuseppe, figlio di Giacobbe, acquisì questa carica che corrispondeva a vicerè (Visir) d’Egitto. Gesù stesso, manifestazione vivente del Leader dei Vigilanti, consiglia: “Ciò che ho detto a voi vale per tutti: siate vigilanti” (Marco 13:37). “Yaqzan” spiega quel misterioso termine che si trova nel Libro dei Segreti di Enoch 71:35 : “Quel Melkisedeq sarà sacerdote e re nel luogo Achuzan, il centro della terra”. Nell’ipotesi probabile che il Libro dei segreti di Enoch sia di estrazione essenica, ciò proverebbe una voltà di più lo stretto legame tra le antiche dottrine iranico-zoroastriane e la dottrina della Comunità del Mar Morto; proverebbe anche la probabile origine iranica del Re del Mondo e della sua suprema Tradizione. In effetti, Achuzan è la “terra dei Vigilanti” (Yaqzan), la vera “terra promessa” di Mosè, la Gerusalemme Celeste (Salem) di cui in Apocalisse 21. È un “luogo-non luogo”, una diversa vibrazione di coscienza che permette di vedere ciò che non può essere visto e di vivere in una regno superiore. Questa è Al Araf, la terra degli “uomini dell’invisibile” (rijal al-ghayb), ove nessun peccatore può accedere, ed in cui i Vigilanti riconoscono un solo sovrano: Khidr. Nel “Libro dell’Uomo Perfetto”, Khidr dice di sè: “Io sono la realtà trascendente, sono quel tenue filo che la rende vicinissima. Sono il segreto dell’uomo nel suo atto di esistere, e sono quell’invisibile (Dio nascosto n.d.a.) che è l’oggetto dell’adorazione...Sono lo Shaykh della natura divina e sono il guardiano del mondo della natura umana. Mi faccio rappresentare in ogni concetto e mi faccio manifestazione in ogni dimora. Mi epifanizzo in ogni forma, e faccio apparire un segno in ogni sura. Il mio caso è di essere l’esoterico, l’insolito. La mia condizione è di essere lo Straniero, il viandante. La mia Dimora stabile è la montagna di Qaf. Il mio luogo di sosta è Al-Araf. Sono colui che è di stanza alla confluenza dei due mari, colui che si tuffa nel fiume del Dove (il nasut, le dimensioni dello spazio sensibile n.d.a.), colui che si abbevera alla sorgente della sorgente (lahut, il divino n.d.a.)…Sono il bagliore delle coscienze. Sono il desiderio dei cercatori. Non arriva a me e non trova accesso presso di me che l’Uomo Perfetto, lo Spirito che si è con me ricongiunto, poichè in verità Io sono lui e lui è Me. Quanto a tutti gli altri, il mio rango è molto al di sopra del soggiorno ove hanno preso dimora. Costoro non hanno alcuna conoscenza di me; non vedono di me alcun vestigio. La loro credenza dogmatica, invece, prende forma per essi in qualcuna delle forme religiose professate dagli uomini. Si parano del mio nome; dipingono sulla loro guancia il mio emblema…L’emblema di colui che arriva fino a me è celato nella scienza della potenza creatrice, l’alta conoscenza ne è involta nella scienza dell’essensificazione delle Essenze”. È da segnalare che una frazione del sufismo sciita duodecimano identificò Khidr con l’Imam nascosto, colui che congiunge Cielo e Terra, l’intermediario tra l’Uomo e l’Altissimo: esattamente il ruolo dello Spirito Santo e del Logos, il ruolo atavico dei Custodi di Pace e Giustizia


Il Vertice della catena iniziatica

Raramente nella tradizione esoterica occidentale si è creduto nella possibilità che il Dio in noi potesse istruire direttamente un discepolo al di fuori della normale catena tradizionale o in sostituzione di un maestro carnale che gli trasferisse la tradizionale orale e la sua influenza vibrazionale. Il fatto è che nessuno ha creduto e crede nelle infinite possibilità del Melkisedeq in noi. In realtà nessun esoterista crede in Melkisedeq, e questa è una triste notizia per il mondo esoterico occidentale. Al contrario, nel Sufismo si è avuta una classe speciale di iniziati chiamati Uwaysi, che decidevano volontariamente di saltare la catena iniziatica (silsila) e cercare l’istruzione diretta dello Spirito santo ammaestrante: Khidr. Gli Uwaysi sono noti come “coloro che sono stati iniziati in modo misterioso”. Io direi che sono quelli che hanno capito tutto, che hanno capito che non c’è iniziazione più grande di questa, un’iniziazione che non proviene da un angelo esterno ma dal Genio interiore. È l’iniziazione cherubica, l’iniziazione senza intermediari di sorta, illuminati o meno che siano. Il Corano è chiaro: Mosè segue Khidr ma non accede alle fasi ultime dell’istruzione. In effetti, anche nel Pentateuco appare che Mosè fosse intimo di Io Sono ma non raggiunse la terra promessa: il corpo di luce compiuto. Poiché Paolo afferma che Gesù divenne Sacerdote eterno al modo di Melkisedeq (Lettera agli Ebrei), si suppone che colui che compì l’opera sulla croce appartenesse all’Ordine di Melkisedeq non per la sua affiliazione alla fratellanza essenica, pur legata al Melkisedeq, ma perché fu un allievo diretto di Khidr. Si legga attentamente la scena del battesimo per comprendere che Khidr era lo Spirito Santo in forma di colomba che offrì l’investitura regale-sacerdotale al Nazirita. Scriveva Henry Corbin: “Khidr è il maestro dei senza-maestro, poiché mostra a tutti coloro di cui egli è maestro come essere ciò che egli è: colui che è pervenuto alla verità mistica esoterica che domina la Legge, emancipa dalla religione letterale…La direzione di Khidr non è uniforme come fosse un teologo che predica il suo dogma. Egli conduce ciascuno alla sua propria teofania, alla propria individualità eterna…Il ministero di Khidr consiste nel farti giungere al Khidr di te stesso, il profeta del tuo essere” (L’Immaginazione Creatrice). Migliori parole non ho trovato per illuminare sul ruolo di questa Intelligenza portatrice della vera Luce. Quell’Intelligenza siamo noi, la parte più nascosta del nostro essere che attende che noi si faccia la prima mossa. Nel Corano 18:65 Allah l’Altissimo dice testualmente di Khidr: “e si imbatterono in uno dei nostri servi, cui avevamo dato misericordia, e gli avevamo insegnato della nostra scienza segreta”. Tale scienza segreta è la Tradizione Primordiale che Paolo definisce “sapienza dei perfetti, sapienza non di questo mondo, divina, misteriosa, segreta” (1 Corinzi 2:6). Khidr è la stessa sapienza segreta di cui Salomone dice che è iniziata da Allah (Sapienza 8:43). Nella preghiera segreta a Melkisedeq è detto: “fa che la tua luce si riversi per il tuo tramite attraverso di noi a tutti i regni”. Ebbene, se Khidr è lo Zorokotòra citato nel vangelo gnostico della Pistis Sophia, il ricevitore di Luce eterna, intesa questa anche come Scienza dell’Altissimo, ne consegue che è lui il “Lysan al Ghaib” di cui parlano i Sufi più illuminati, la “Voce dell’Oltre” che sussurra dentro di noi parole di indicibile mistero. E chi lo ha provato, sa di cosa parlo. Come lo sapevano i sacerdoti egizi che chiamarono “Sfinge” (eg. Hw) l’enigmatico maestro in noi, o i greci “Sibilla”, poiché sibila nell’orecchio dell’iniziato e sobilla alla rivolta contro il mondo e la materia